Una mostra celebra la bibbia della decorazione

Studi della decorazione a stucco del Colosseo. Una scenografia di Castel Sant’Angelo, tra palazzi che non esistono ma si prestano a fare da quinta allo spettacolo di una girandola di fuochi sul torrione maestro. E ancora, grotteschi, progetti per oreficerie, paesaggi, architetture, quinte teatrali e monumenti. Sono 292 i disegni, ai quali si aggiungono quindici stampe, raccolti dal collezionista e studioso Sebastiano Resta, padre oratoriano, nel Libro d’Arabeschi, che illustra la storia della decorazione in Italia tra Quattrocento e Seicento, con particolare attenzione a Roma, dove Resta si trasferì nel 1661 e morì nel 1714. Una selezione di oltre 120 disegni, principalmente cinquecenteschi, si può ammirare fino al 15 giugno a Palazzo Fontana di Trevi nella mostra «Libro d’Arabeschi». «Sapevamo del volume - dice Simonetta Prosperi Valenti Rodinò, curatrice dell’esposizione, insieme a Fabio Fiorani, e della prima pubblicazione del libro, edito da Silvana Editoriale - grazie allo stesso Resta, che ne scrisse nel 1690 a padre Giuseppe Del Voglia. Dell’opera, però, si erano perse le tracce. Dieci anni fa, finalmente, la scoperta fortuita nei fondi della Biblioteca Comunale di Palermo». Il Codice, integro ma mal ridotto, è stato restaurato dall’Istituto Nazionale per la Grafica, rendendone possibili, per la prima volta, esposizione e pubblicazione. «È una importante pagina di storia dell’arte italiana - prosegue - fondamentale aggiunta alla collezione riunita da Resta in più di trenta volumi, dei quali solo cinque giunti a noi integri».

Ripercorrendo le divisioni del libro, il percorso espositivo si apre con diversi studi ispirati all’antico, a confermare l’adesione del collezionista alla teoria accademica che individuava nella classicità la primaria fonte di ispirazione degli artisti. Accanto a questi, progetti per opere d’oreficeria, disegni rari, legati ai nomi di Giulio Romano, Perin del Vaga e Francesco Salviati. L’ingresso alla mostra è libero.

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