Ultimo avviso per le poche centinaia di proprietari terrieri bianchi che ancora resistono allespropriazione delle loro terre, da parte del tirannico regime di Robert Mugabe. O se ne vanno subito abbandonando tutto, oppure finiranno in galera. Lordine di sgombero concedeva tre mesi di tempo agli agricoltori bianchi dello Zimbabwe, lex Rhodesia, per andarsene. «I 90 giorni sono scaduti e chi non se ne va rischia larresto» ha sentenziato il giornale di stato Herald allinizio della settimana. Il ministro per la Sicurezza, Didymus Mutas, ha reso noto minacciosamente: «Abbiamo una lista di agricoltori che resistono alla confisca. Ci muoveremo di conseguenza per regolarizzare la situazione». Il rappresentante del governo di Mugabe è anche responsabile per la fallimentare riforma agraria e la redistribuzione dei campi ai contadini neri. La vendetta post coloniale, che ha favorito il disastro economico dello Zimbabwe, è iniziata nel 2000 quando Mugabe istigò i veterani della guerra dindipendenza a sequestrare la terra ai bianchi. In realtà, dietro al grande esproprio del «compagno Bob», come veniva chiamato il padre-padrone dello Zimbabwe ai tempi della guerriglia, cerano le squadracce dello Zanu Pf, il partito al potere. Molti degli addetti agli espropri erano appena nati il giorno della «liberazione» dal governo bianco di Ian Smith. Negli ultimi sette anni almeno 3.500 coltivatori bianchi, dei 4.500 che vivevano e lavoravano in Zimbabwe, sono stati espropriati. Alcuni uccisi perché resistevano al sopruso, come David Stevens. Il suo sangue è stato bevuto, misto ad alcol, dagli assassini, poi processati.
Lo Zimbabwe era il granaio dellAfrica, ma la redistribuzione della terra ha provocato disastri. Oggi nel Paese manca il pane ed il frumento viene importato dai Paesi vicini. Le Nazioni Unite denunciano che 4 milioni di abitanti, circa un terzo della popolazione, ha bisogno di aiuti alimentari. Linflazione ha raggiunto il valore record del 4.500 per cento e la disoccupazione è di massa. Il 59% della popolazione vive al di sotto della linea di povertà.
I proprietari terrieri bianchi che hanno resistito alle provocazioni di questi ultimi sette anni sono fra i 400 ed i 600. La Commercial farmers union, il sindacato che li rappresenta, era tornato a lanciare lallarme allinizio dellanno denunciando unulteriore accelerazione della confisca delle terre, per finire il lavoro cominciato nel 2000. Negli ultimi mesi del 2006 erano stati espropriati 80 coltivatori e ben 150 avevano ricevuto lordine di confisca. I proprietari devono abbandonare le loro terre con tutte le attrezzature agricole, ma il loro sindacato li invita a resistere «passivamente» per venire portati davanti ad un giudice e poter almeno denunciare la confisca in unaula di tribunale. Mugabe ha fatto addirittura emendare la Costituzione per evitare che gli agricoltori espropriati possano denunciare lo stato chiedendo congrui indennizzi.
Il famigerato ministro Mutasa aveva dichiarato sprezzantemente pochi mesi fa: «Alla fine di tutto non mi aspetto di vedere ancora coltivatori bianchi, ma soltanto coltivatori neri di successo. Ma ovviamente, come in tutte le cose della vita, ci sono i fortunati. Soltanto i fortunati fra i farmisti in uscita potranno restare». Uno degli ultimi casi di esproprio forzato è avvenuto il 20 luglio, quando Margaret Joubert, con lanziana madre di 83 anni, sono state portate via dalla loro fattoria da una cinquantina di poliziotti armati fino ai denti. La coraggiosa proprietaria terriera era lultima bianca del Matabeleland settentrionale. Laspetto più assurdo è che diversi agricoltori di grande esperienza, cacciati a pedate dallo Zimbabwe, sono stati accolti in altri Paesi africani, come la Nigeria, che ha offerto loro vasti terreni inutilizzati per aumentare la propria produzione agricola.
Anche gli italiani che vivevano nello Zimbabwe hanno subito abusi, non solo gli agricoltori di origine inglese. Nel 2002 erano 29 le attività di proprietà di cittadini italiani «occupate» dai cosiddetti veterani della guerra di liberazione.
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