Il Museo del Novecento stravince il duello con Brera

Evviva, son tornate le code! Gli automobilisti stiano tranquilli: non stiamo parlando di tangenziali, ma dei musei cittadini. E, in particolare, del Museo del Novecento. Succede infatti che, durante il weekend pasquale, si siano riviste le lunghe file di persone (molti gli stranieri), in paziente attesa di visitare la collezione permanente di arte moderna egregiamente allestita nell’ex Arengario. In effetti non succedeva dall’inizio di marzo, cioè da quando, dopo l’inaugurazione dei nuovo spazi espositivi del 6 dicembre scorso, è stato introdotto l’ingresso a pagamento.
Buone nuove dunque per Milano città d’arte. E soddisfacente è il bilancio delle presenze registrate la domenica di Pasqua e il lunedì di Pasquetta, in tutte le mostre in corso nei musei civici, con oltre 16mila biglietti staccati. Buono anche il risultato del Museo Archeologico di corso Magenta, riaperto proprio nei giorni scorsi dopo una serie di interventi di aggiornamento e restauro: 600 visitatori nel giorno di Pasqua (lunedì 25 aprile era chiuso), cioè circa il doppio del solito, grazie anche al nuovo orario di apertura «non stop».
Ma torniamo al Museo del Novecento, che ha abbondantemente superato le mille presenze quotidiane sia a Pasqua (1658) che a Pasquetta (1210). Tuttavia il dato più significativo riguarda il numero assoluto di visitatori dall’inaugurazione a oggi, con il superamento di «quota 500mila» in circa quattro mesi e mezzo, risultato che lo rende il più visitato in città e che avvicina l’obiettivo del milione di presenze nel primo anno di apertura, ipotizzato all’inaugurazione dall’assessore alla Cultura del Comune Massimiliano Finazzer Flory. Il quale, contattato al telefono a Marrakech, dove ha trascorso qualche giorno di vacanza, commenta così: «È in corso una vera evoluzione genetica della città del fare, cioè Milano, che ora vuole unire l’intrattenimento con l’educazione, l’ospitalità con l’operosità e, quel che più conta, la cultura con l’economia e, in un futuro certamente non lontano, anche con la finanza. Questi giorni di Pasqua, per il Museo del Novecento, ma per l’arte in generale in città, hanno decretato il trionfo delle “tre i“: ritrovata identità culturale della città, indotto commerciale e intrattenimento colto. E domenica primo maggio, festa del lavoro, si replica, con ancora tutte le mostre aperte». Anche se, per la verità, sotto il profilo dei servizi a Milano manca ancora qualcosa... «Certo - replica Finazzer Flory -, a tutto questo deve seguire una politica coerente di sistema, a cominciare dai trasporti urbani e da un’offerta commerciale che, anche e soprattutto in termini di orari, devono saper corrispondere alle aspettative del pubblico, italiano e straniero, quest’ultimo, guarda caso, in costante aumento». Quindi il traguardo del milione di visitatori nel primo anno di vita del Museo del Novecento è più vicino? «Mi sento di poter rettificare questa previsione e di alzare l’asticella a un milione e duecentomila: vedrà che ce la faremo.

E sarà davvero un bel centro per l’intero sistema dei musei civici cittadini, visto che Brera, che è un museo nazionale, non riesce a superare la soglia del 400mila visitatori/anno!» Come dire: chi ha orecchie per intendere...

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