Il museo della Scienza mette la crisi sotto teca: 27 nuove assunzioni

Non solo posti di lavoro per i giovani ma anche un bar e due negozi La biglietteria di via San Vittore ha staccato 329.500 biglietti in 9 mesi

Sei persone già assunte fra gennaio e febbraio. Altre 27 in procinto di firmare un contratto a tempo indeterminato. È la sfida alla crisi lanciata dal Museo della scienza e della tecnologia «Leonardo da Vinci». Una politica in controtendenza rispetto a quella seguita dalla maggior parte dei «colleghi» di tutta Italia. «Entro fine aprile dovremmo completare il quadro delle assunzioni - assicura il direttore generale Fiorenzo Galli -. Sono in corso le trattative sindacali, ma speriamo di riuscire a terminarle entro il 30 di questo mese». Per portare a 125 il numero dei dipendenti e continuare nell’obiettivo di diffondere la cultura tecnico-scientifica e valorizzare il proprio patrimonio umano. I 27 «fortunati» già collaborano con la fondazione. «Sono tutti ragazzi di circa trent’anni, la maggior parte dei quali lavora come animatore scientifico - continua Galli -. Sono loro che accompagnano i visitatori più giovani e che li seguono nelle attività interattive e nei laboratori». L’idea di regolarizzare questi giovani nasce dalla voglia di investire proprio sui ragazzi, «persone che credono nel proprio lavoro - continua Galli -, alle quali vogliamo assicurare la possibilità di lavorare serenamente».
E tutto questo senza spendere più del passato: «In questo periodo di crisi non abbiamo fatto altro che riorganizzarci. Questo ci permette di assumere quasi trenta persone senza modificare il nostro bilancio». Che è in attivo: 11 milioni di euro nel 2008, solo il 25 per cento dei quali derivanti da fondi pubblici. Il resto il museo lo guadagna grazie alle proprie attività, che organizza in piena libertà da quando - nel 2001 - è stato trasformato in fondazione di diritto privato. I soci sono enti pubblici: ministero dell’Istruzione, ministero dei Beni culturali, Regione, Comune e Camera di commercio. Ma ci sono circa 60 aziende private legate da un rapporto di partnership.
«Siamo pubblici, ma ci comportiamo da privati - spiega il direttore -, con spirito imprenditoriale. Slegarci dalla burocrazia è stato determinante. Perché ci permette di lavorare per obiettivi. Non a caso la maggior parte dei nostri introiti deriva da attività e progetti: nuovi laboratori, nuove sezioni, iniziative realizzate per conto di aziende o amministrazioni».
Senza contare la creazione di un negozio all’interno del museo, che a breve sarà seguito da un altro punto vendita sulla strada e da un bar. Dalla biglietteria - che nel 2008 ha staccato ben 329.500 tagliandi in nove mesi - il museo ottiene circa il 10 per cento dei propri guadagni. «Siamo i più visitati della Lombardia - conferma Galli -, ma da solo questo dato non basterebbe a giustificare una macchina del genere.
Il nostro museo è unico in Italia, grazie al suo sforzo costante di essere contemporaneo, cioè sempre al passo con l’innovazione tecnologica.

È quindi questa la ricetta per «salvare» i luoghi della cultura in Italia? «Sicuramente cambiare forma giuridica, diventare fondazione, aiuta - conclude Galli -. Ma da sola questa scelta non basta. Dietro il buon funzionamento di una fondazione come la nostra c'è tantissimo lavoro e una mentalità da imprenditori».

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