Museo della Shoah Una palestra dei valori umani

Non sarà solo un museo della memoria. Il museo dello Shoah, che sarà realizzato tra tre anni a Villa Torlonia, sarà soprattutto una palestra dove imparare il rispetto della persona e dei valori umani. Lo ha detto ieri il sindaco Gianni Alemanno durante la sua visita a Gerusalemme, dove ha stipulato un accordo di collaborazione con il presidente del museo dell’Olocausto-Yad Vashem, Avner Shalev. «C’è ancora una mancanza di consapevolezza del dramma della Shoah in Italia», ha spiegato il primo cittadino, che ha risposto anche a domande sulla posizione della destra italiana rispetto all’antisemitismo, rivendicando che parecchio è stato fatto. «Siamo molto avanti, nel ’94 c’è stato un punto di passaggio di An nella consapevolezza - ha detto -. Non è una cosa che riguarda destra o sinistra, ma c’è un problema generale di sottovalutazione perché bisogna evitare strumentalizzazioni di parte. Si dimentica facilmente il passato». «Dobbiamo combattere la mancanza di consapevolezza - ha aggiunto - per fare in modo che il rifiuto di ogni totalitarismo, del nazismo e del fascismo, abbia delle radici profonde nella tolleranza e nel rispetto della persona umana».
Per Alemanno Roma è vicina ai «fratelli ebrei» che sono parte integrante della città. «Non è in nostro potere cambiare il passato, ma abbiamo il dovere di fare tutto ciò che è possibile per evitare che quello che è accaduto possa ripetersi», ha scritto sul Libro d’Onore di Yad Vashem, al termine della sua visita, che apre la ufficialmente la strada alla collaborazione tra lo spazio espositivo di Gerusalemme e quello che sorgerà a Roma.
Marcello Pezzetti, che ne è il direttore, ha sottolineato che si è già iniziato a lavorare anche con altri musei analoghi, tra i quali quello di Washington (il più grande al mondo), per ricercare e produrre documenti importanti e fotografie, condividere gli archivi e organizzare mostre a rotazione, in base agli accordi internazionali. Fondamentale sarà l’aiuto di giovani ricercatori universitari. «Due hanno già iniziato la collaborazione: si tratta di una tedesca e un italiano - ha detto Pezzetti -. Ma molti altri arriveranno, anche se la selezione sarà rigidissima. Voglio giovani volenterosi, intelligenti, con un curriculum di ferro, gente che creda in questo campo e sia disposta ad aiutarci. Non è facile: molti giovani studenti ritengono che la Shoah sia un argomento senza futuro».
L’obiettivo primario del museo, però, sarà quello di educare le future generazioni, sotto la supervisione dei giovani stessi, ma anche degli insegnanti. «Sarà costituito un gruppo di docenti, con la collaborazione del ministero dell’Istruzione - spiega il direttore -. Si sceglieranno i dieci che hanno lavorato di più sulla Shoah e a loro affideremo il compito di “farci le pulci” dal punto di vista didattico. Lo stesso faremo con i ragazzi: chiederemo ad alcuni studenti di analizzare cosa stiamo facendo. Siamo aperti alle critiche, che ci serviranno a crescere. Inoltre vorremmo realizzare la più grande videoteca storica d’Europa, con documenti in tutte le lingue». Sui fondi c’è già un impegno da parte di Comune, Provincia e Regione.

«Per far funzionare il museo serve un milione di euro l’anno, che vengono garantiti da questi tre enti, ma potranno esserci anche altri soggetti a contribuire - conclude il direttore -. Una cosa, però, è tassativa: l’ingresso dovrà essere gratuito».

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