Da Napoli i documenti falsi per i terroristi di Al Qaida

Il traffico partiva dal capoluogo partenopeo lungo l’asse Marsiglia-Algeri. Arrestati nove maghrebini e due italiani

Carmine Spadafora

da Napoli

Retata di algerini legati al Gruppo Salafita per la predicazione al combattimento. Il gruppo di stanza a Napoli, era collegato a cellule integraliste vicine ad Al Qaida e aveva il compito di procacciare documenti falsi, tra patenti di guida, carte di identità, passaporti, permessi di soggiorno e persino attestazioni di rapporti di lavoro e di residenza.
All'alba di ieri, la Digos di Napoli, con la collaborazione dei colleghi della questura di Caserta e dell'Ucigos, ha eseguito 11 ordinanze di custodia cautelare, firmate dal gip su richiesta dei pm della Sezione distrettuale antiterrorismo della Procura. Nove degli undici arrestati sono algerini, gli altri due italiani: un imprenditore e un impiegato dell'ufficio anagrafe, entrambi di Aversa.
Sette arresti sono stati eseguiti in Italia, gli altri 4 a Marsiglia. Oltralpe, con la Digos di Napoli, guidata dal vicequestore Antonio Sbordone, hanno collaborato con gli inquirenti della Procura antiterrorismo francese.
La rete di traffici illeciti tra l'Italia e la Francia non consisteva solo nella produzione e diffusione dei falsi documenti di identità ma anche nel commercio di capi di abbigliamento falsificati, i cui guadagni tornavano utili per finanziare l'organizzazione.
Un documento falsificato costava da un minimo di 150 euro fino a un massimo di 500. Il traffico era attivo lungo l'asse Napoli-Marsiglia-Algeri. Nel capoluogo campano, patria dei falsi, venivano prodotti i documenti che, poi a bordo di un bus turistico, due volte la settimana, partivano per Marsiglia, mentre la destinazione finale era il Maghreb dove migliaia di clandestini erano in attesa del documento che ne avrebbe «legalizzato» la posizione. Gli inquirenti sostengono che non sia da escludere che una parte dei documenti falsi, potessero finire nelle mani di terroristi islamici.
Lo scorso anno l'intelligence italiana segnalò agli inquirenti d’Oltralpe l'esistenza di una cellula italo-francese. In particolare i «servizi» segnalarono la partecipazione di uno degli indagati, al gruppo salafita algerino. Grazie a quella preziosa informazione, la magistratura di Parigi aprì un fascicolo con il quale si prefigurarono ipotesi di associazione per delinquere finalizzata al terrorismo internazionale. Da quel momento tra gli investigatori italiani e quelli francesi, è stato l'inizio di una fitta e proficua attività di collaborazione investigativa.
Due degli algerini arrestati all'alba di ieri, già detenuti in carcere per altri motivi, Neal Djamel, di 37 anni e Larkam Lotfi, 33, nel corso di passate indagini sarebbero risultati collegati a cellule terroristiche e alla produzione di documenti falsi.


I nove algerini e i due cittadini di Aversa, sono accusati di associazione per delinquere finalizzata al procacciamento e alla falsificazione a livello internazionale di documenti d'identità e permessi di soggiorno e, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Per uno dei due casertani arrestati, Nicola De Biase, impiegato presso il comune di Aversa è scattata la denuncia anche per corruzione in quanto pubblico ufficiale.

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