Negli anni che seguirono la morte di Eduardo De Filippo ci fu un gran discettare su quanto l'opera del drammaturgo sarebbe sopravvissuta a quella dell'attore, tanto l'una pareva indissolubilmente legata all'altra. Eduardo senza Eduardo? Impossibile si diceva. Senonché il tempo ha fatto giustizia di tanti scetticismi: assieme a quello di Pirandello il teatro di De Filippo s'è confermato come l'unico del '900 italiano capace di approdare indenne nel XXI secolo.
Prova indiretta ne sono le continue riproposte televisive in forma di fiction. Che il loro risultato sia infelice, come nel caso delle commedie assurdamente «tradotte» in italiano da Massimo Ranieri, o più convincente, come nei tv-movie interpretati da Sergio Castellitto e Vanessa Scalera, l'evidenza non cambia: nella sferzante e dolente umanità di Eduardo il pubblico contemporaneo continua a riconoscere sé stesso. È quanto probabilmente accadrà anche con Napoli milionaria!, quarto appuntamento, lunedì 18 su Rai Uno, della collection con cui Rai e Picomedia (dopo Natale in casa Cupiello, Sabato, domenica e lunedì e Filumena Marturano) intendono riproporre i classici eduardiani «in una chiave rispettosa e al tempo stesso moderna illustra il produttore Roberto Sessa - secondo i linguaggi e la sensibilità di oggi».
Che poi è quanto si fa, appunto, con i classici. «L'idea di questa collection è nata quattro anni fa, quasi per caso. E oggi riproporre Eduardo a Natale è diventata una tradizione. Pericolosa, se confrontata con gli originali; ma preziosa perché sempre attuale».
Nella dolorosa caduta della famiglia di Amalia (Vanessa Scalera) e di Gennaro (Massimiliano Gallo) che la guerra porterà ad una progressiva corruzione delle anime «il pubblico di oggi può riconoscere le stesse cadute provocate dalle guerre di oggi - commenta il regista, Luca Miniero -. L'egoismo, la smania di ricchezza, l'indurimento delle coscienze. Una storia scritta per i giorni nostri». «Era una vita - confessa Massimiliano Gallo - che sognavo di misurarmi con la celeberrima, proverbiale battuta conclusiva di Gennaro adda passà 'a nuttata». In essa sono racchiuse tutte le speranze e la fiducia che, nonostante tutto, un uomo deve nutrire anche durante il buio di un conflitto. Una guerra non lascia in macerie solo gli edifici; ma anche l'animo delle persone». Speranza che però lo stesso Eduardo, nel trasformare il suo capolavoro in libretto per la versione operistica musicata nel 1977 da Nino Rota, aveva amaramente deciso di eliminare, eliminando proprio quella battuta. «Non ci credeva più; non credeva che fosse più attualizzabile - commenta Filippo Gili, sceneggiatore assieme a Massimo Gaudioso -. E noi stessi abbiamo riversato un po' di quella amarezza nella nostra sceneggiatura, che unisce insieme il testo teatrale, il copione del film girato da Eduardo stesso, e alcune nostre reinvenzioni. Per noi non è certo che, passando, la nottata porterà con sé la salvezza».
La riproposta attuale di Eduardo, insomma, non è solo opportuna. Considerando il confronto a distanza che il film di Miniero dovrà sostenere con un altro capolavoro eduardiano, ma nell'irripetibile versione originale, interpretata dallo stesso autore (Natale in casa Cupiello, domenica 24 in seconda serata su Raitre) è anche una riproposta coraggiosa.
E per tutti i fan del teatro di Eduardo un'altra buona notizia: il leggendario ciclo di commedie curate dal drammaturgo, da tempo sparita da Raiplay per questioni di diritti, a partire da lunedì 18 vi ritornerà trionfalmente.
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