Alcol e canne, le folli notti dei giovani nel centro storico di Napoli: “Beviamo per stare bene”

Tra alcol e canne, così molti giovani passano le notti dei fine settimana nel centro storico di Napoli

Alcol e canne, le folli notti dei giovani nel centro storico di Napoli: “Beviamo per stare bene”

“Beviamo due o tre drink per stare bene”. Simona ha 20 anni. Nei fine settimana passa le sue serate nel centro storico di Napoli. “Solitamente beviamo qui, perché qui ci incontriamo con gli amici, ci divertiamo. Beviamo, ma senza esagerare”, dice. È ferma con altri tre coetanei in piazza Bellini. È passata la mezzanotte e il cuore di Napoli pulsa di vita notturna. Frotte di ragazzi si radunano nelle piazze diventate mete predilette per la movida. Si muovono tra baretti e locali notturni che si fanno la concorrenza puntando sul prezzo di cicchetti e birre. “Fanno bene. Incitano a bere. Nei fine settimana ci sta ad andare nei bar, quindi è meglio che costano di meno”, dice Francesco, studente, 18 anni, che si è trasferito a Napoli dalla Basilicata. Francesco è uno di quei giovani che passa le serate dei weekend a bere tra i locali del centro. “Dai 3 ai 7 drink in una serata”, dice. “Fino a quando non finiscono i soldi”, aggiunge l’amico.

Tra i giovani che nei weekend passano le notti tra piazza Bellini, piazza San Domenico Maggiore, Largo San Giovanni Maggiore, i Banchi Nuovi e i Quartieri Spagnoli, sono pochi quelli che tra le mani non hanno una birretta o un cocktail alcolico. Fabrizio ha 27 anni, è in compagnia di amici in piazza Bellini: “Ci riuniamo con gli amici, beviamo una birra e facciamo due chiacchiere”. “Mi è capitato di vedere intorno a me ragazzi che fanno uso di droghe leggere, come la cannabis. Non la condivido pienamente, però neanche la condanno. Le droghe pesanti invece le condanno. Ogni tipo di abuso fa male”. Secondo lui chi esagera lo fa “per dimostrare di essere alternativo agli altri, anticonformista”.

E se c’è chi riesce a controllarsi, limitando il consumo di alcol e il fumo a quello della sigaretta o a qualche tiro da uno spinello, tra i giovani del popolo della notte sono in molti quelli che si divertono decidendo di superare il limite. Una tendenza, questa, che allarma molti genitori. “Piace un po’ a troppe persone secondo me. Il fumare non è un optional… Cioè, la canna è l’emblema del relax. La canna con la birretta il sabato sera sta entrando ormai a far parte del budget di noi giovani”, è l’idea di Francesco, che ammette senza problemi di essersi anche messo alla guida da sbronzo. “È quasi una costante che si vada a prendere qualcosa, ma non è necessariamente una cosa negativa”, ritiene Enrico, 20enne che da un anno vive a Napoli. “Cioè la canna ormai fa proprio parte di me. Non dico che non riesco ad apprezzare un posto, però non lo riesco ad apprezzare allo stesso modo se non so come condire la situazione. È come dire la rucola e il grana con la tagliata…la birra e la canna. Io è il primo anno che sto a Napoli, ma anche nella mia città ho sempre avuto le stesse abitudini, con la differenza che non bevevo. Con i miei amici non bevevo a Matera, sono arrivato qui, i ragazzi di 20 anni generalmente bevono, e ho iniziato a bere anche io, non tanto. Alle fine uno Spritz costa un euro”.

Il prezzo vantaggioso degli alcolici non frena certamente i giovani consumatori. “Noi beviamo un po’ di più in base al prezzo a cui viene venduto l’alcol – sostiene Francesco -. Cioè, se uno spritz veniva venduto a 5 euro io ne prendevo 4 con 20 euro. Ne prendiamo 5 perché costano 1 euro l’uno”. Se i locali alzassero i prezzi, afferma che berrebbe di meno. In piazza San Domenico Maggiore è quasi l’una quando dei ragazzi impegnati in un gioco alcolico ancora creano baccano per festeggiare. Tra le mani hanno diverse bottiglie, e a terra hanno lasciato decine di lattine di birra.

Delle serate passate a bere restano le bottiglie di birra svuotate e bicchieri in cui dei cocktail è rimasto solo l’odore dall’alcol e una cannuccia sporca. Vengono abbandonati ovunque nelle notti dello svago. Si vedono ammucchiati sui tavolini, lasciati sulle auto in sosta, a terra, intorno a contenitori strabordanti di immondizia, mentre assembramenti di giovani occupano le strade e le piazze davanti ai baretti. L’ordinanza del sindaco di Napoli che vieta la vendita di alcol da asporto e di bevande in vetro e lattina a partire dalla mezzanotte sembra che continui ad essere infranta. In via Mezzocannone addirittura ci sono distributori che vendono birre in bottiglie di vetro h24. E se per ubriacarsi bastano pochi euro e un giro in centro, anche le sostanze stupefacenti sono a portata di mano. Lo spaccio è dietro l’angolo. Se in alcune piazze risulta più discreto, ci sono dei posti dove dei pusher si aggirano in continuazione tra i giovani.

A largo San Giovanni Maggiore lo spaccio è sotto gli occhi di tutti. Si compra e si arrotola. Risse, atti vandalici, aggressioni, inciviltà sono all’ordine del giorno. L’anarchia e il malaffare hanno portato alla chiusura da gennaio scorso di un noto locale del posto, il Kesté. “Chiudere è stato difficile, denunciare quello che succede ancora di più. Ci sono vite in ballo. E la gente gioca a fare gossip, senza rendersi conto di quanto stia accadendo”, scrive su Facebook il titolare, Fabrizio Caliendo, presidente dell’associazione dei locali notturni napoletani che da tempo denuncia l’abbandono in cui versa il centro storico, dove si fa fatica anche a gestire un locale notturno. La svendita di alcol, molto spesso di pessima qualità, la concorrenza spietata tra i locali, l’assenza di una gestione istituzionale della vita notturna che lascia ampi spazi di manovra alla criminalità e allo spaccio, stanno penalizzando molti gestori.

“È una impresa non da poco chiedere agli altri di mettersi nei miei di panni, e capire quando dico ‘io non ce la faccio più in questo modo’. Ma ognuno – è il suo sfogo sui social - pensa al proprio piccolo orticello, mentre io sto cercando di sollevare una serie di problemi che ricadono sulle vite quotidiane di tante persone, tanti imprenditori, cittadini e lavoratori. Non c'è normalità, non c'è legalità, si naviga "a vista". Il Kesté è un luogo simbolo, da 20 anni è lì che resiste sotto le bordate di criminalità e istituzioni incapaci. La camorra avanza, le persone per bene arretrano”. Sui problemi legati all’abuso di alcol e all’uso di sostanza stupefacenti da parte dei giovani della movida, Caliendo non si rende disponibile a un’intervista.

Ritiene che la questione sia culturale e che si stia strumentalizzando il problema dell’abuso dell’alcol da parte dei giovani, che la narrazione che se ne sta facendo sui giornali stia solo creando vittime tra gli esercenti che gestiscono locali notturni e che non risolva il problema. Per accendere i riflettori sull’abbandono del centro storico di Napoli si è reso promotore di una fiaccolata che si terrà il prossimo 28 febbraio, una “via Crucis” lungo i luoghi del degrado.

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