New Delhi - È un mondiale di cricket ma, più che lo sport, a far parlare è la violenza. Prima l’omicidio di Bob Woolmer, l’allenatore del team pachistano, strangolato nella sua camera d’albergo dopo la sconfitta contro l’Irlanda. Ora le rivolte in India, dove la nazionale ha deluso un miliardo e passa di tifosi. Il cricket è lo sport più popolare, come il calcio in Italia. E la bruciante sconfitta della squadra indiana al primo turno, oltretutto con i rivali cingalesi, ha sollevato un’ondata di rabbia e indignazione dall’Himalaya fino al Tamil Nadu degenerata in proteste, disordini e perfino un suicidio. Dopo essere stati battuti dal Bangladesh prima e poi dallo Sri Lanka, i superpagati e viziatissimi giocatori indiani sono passati così dall’altare alla polvere.
Il capitano dei blu, Rahul Dravid e i compagni Sachin Tendulkar e Sourav Ganguly, famose star della tv e della pubblicità, sono diventati improvvisamente dei cadaveri da bruciare. Sono stati inscenati funerali con le bare dei giocatori, bruciate le loro foto e danneggiate le loro case, che sono ora presidiate dalla polizia. L’Indian Team è diventato il Nigthmare Team, una «squadra da incubo» come ha titolato a tutta pagina un quotidiano. L’accusato numero uno è il tenebroso allenatore australiano, Greg Chappel, ingaggiato nel 2005 proprio per preparare la nazionale ai mondiali. «Hanno giocato malissimo, senza convinzione e senza grinta» è il giudizio unanime della stampa. Dopo la prima sconfitta «vergognosa» di una settimana fa contro il Bangladesh, squadra considerata mediocre, la partita di venerdì notte contro lo Sri Lanka era decisiva. Ma i batsmen Tendulkar, Ganguly e Dravid, i tre «vecchi» del cricket indiano, non sono stati all’altezza. L’India ora rischia l’eliminazione a meno di un ripescaggio nel caso in cui Bermuda, considerata la squadra peggiore, non riesca a battere il Bangladesh, il favorito del torneo. Se non avviene il miracolo, per i blu presto non rimarrà che un amaro rientro in patria, dove li aspetteranno altre manifestazioni di tifosi arrabbiati. I fan club di Bombay sono già sul piede di guerra e hanno giurato che Sachin, il golden boy che gira in Ferrari, non metterà piede nella sua villa di Bandra. Hanno già scritto una lettera al presidente della federazione indiana di cricket perché il giocatore venga radiato dalla nazionale. Il Luv Bandra club, gli ultrà di Bombay, ha chiesto di sostituire tutti i titolari «con nuovi e giovani talenti». La delusione e la rabbia sono dilagate ovunque, dalla capitale New Delhi a Patna, capoluogo del Bihar fino a Calcutta, nel Bengala Occidentale, dove vive Ganguly.
Cortei di tifosi delusi, sabato, hanno sfregiato e bruciato le foto dei giocatori. Perfino i loro sosia sono stati insultati e attaccati per strada. Il dispiacere è stato così forte che ha anche provocato una tragedia familiare. A Shaktinagar, a nord di Calcutta, un uomo di 28 anni si è impiccato dopo una lite con la moglie perché voleva vedere la partita dal vicino che aveva la televisione a colori. Un altro uomo di 32 anni invece è morto di crepacuore vicino a Hyderabad, nell’India centrale.
Nonostante la sua potenza demografica, l’India non eccelle negli sport. Finora alle Olimpiadi è riuscita a conquistare un solo oro individuale nel tiro a segno. Il cricket è l’unica disciplina in grado di risollevare le sorti sportive della nazione. Campioni del mondo nel 1983, i blu erano arrivati secondi nella coppa del 2003. Questa volta la speranza era di arrivare almeno alle semifinali.
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