"Fate verifiche su Santa Maria Maggiore". Nuove pressioni sul caso Orlandi

Nel sottolineare il fatto che nessuna responsabilità è stata imputata all'allore ministro dei Beni culturali, il legale sollecità le autorità a verificare l'ipotesi

"Fate verifiche su Santa Maria Maggiore". Nuove pressioni sul caso Orlandi
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Il legale della famiglia torna sull'ipotesi avanzata ieri da Pietro. Orlandi. Il fratello di Emanuela aveva, infatti, parlato di lavori sospetti effettuati all'interno della Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma: interventi su cui sarebbe bene indagare per ricercare i resti della sorella scomparsa misteriosamente il 22 giugno del 1983.

Nel toccare quel tasto, Pietro Orlandi aveva citato, come persona informata dei fatti, l'allora ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, ma l'avvocato Laura Sgrò, visto il clamore mediatico della notizia, ci ha tenuto a sottolineare che non si tratta di un sospetto di responsabilità. "In relazione a un coinvolgimento della Basilica di Santa Maria Maggiore con il rapimento di Emanuela Orlandi e al fatto che presso tale Basilica vi sia stato un intervento del Ministero dei Beni culturali mentre era ministro Franceschini, che l'avrebbe autorizzato, presumibilmente negli anni 2013-2014", dichiara il legale in una nota,"la famiglia Orlandi precisa che nessuna responsabilità è stata imputata in capo al ministro stesso, ma chiede che venga verificata quanto prima questa circostanza, così come rappresentato agli inquirenti". "Oggi Emanuela Orlandi compie cinquantasei anni. L'auspicio della famiglia è quello della massima collaborazione, nell'interesse della verità, attesa da più di quaranta anni", conclude il comunicato firmato da Laura Sgrò.

Durante la manifestazione per ricordare Emanuela, un sit-in organizzato in piazza Cavour sotto il palazzo di Giustizia il giorno precedente il compleanno della ragazza scomparsa, Pietro Orlandi aveva ancora una volta sollecitato le autorità a far luce sul caso. Durante le tre ore di intervento, ha fatto riferimento a dei messaggi WhatsApp che due alti funzionari del Vaticano, molto vicini a papa Bergoglio, si scambiarono nel 2014, prove acquisite solo di recente dalla famiglia. In essi vengono chiamati in causa il cardinale Santos Abril y Castellò, allora arciprete di Santa Maria Maggiore, e l'ex ministro Dario Franceschini.

"Il Cardinale Abril era a conoscenza di una certa situazione", ha raccontato Pietro Orlandi ai presenti,"è uscito che erano stati fatti dei lavori al campo Santo Teutonico e dai messaggi Whatsapp che noi possediamo emerge che avevano fatto delle indagini e avevano scoperto che sotto quelle tombe è stato trovato qualcosa poi dicono, 'no non sappiamo che cosa c'era dentro, c'era qualcosa in quella cassa e quella cassa mi è stata consegnata e io l'ho portata a Santa Maria Maggiore'". Ed è qui che viene tirato in ballo l'ex titolare del dicastero dei Beni culturali. "Se vuoi la conferma di questo devi chiedere a quello che all'epoca era il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, perché queste persone sono andate insieme da lui", ha aggiunto Orlandi. "E che ci vuole a chiedere a Franceschini, scusi lei nel 2014 ha autorizzato dei lavori a Santa Maria Maggiore? E si fanno delle indagini, si va lì e si vede, che ci vuole? Magari Franceschini è al di fuori di tutto però è informato su questi fatti".

Parole che non potevano non suscitare un certo clamore.

È stato poi lo stesso Pietro a minimizzare: "Da quanto mi hanno detto poi a voce queste persone coinvolte nello scambio di messaggi, Franceschini ha solo dato l'autorizzazione per tirare su un muro. Ma queste sono cose su cui la Commissione di inchiesta può agire, può fare quello che non si è fatto finora".

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