"La funivia caduta? Colpa dello Stato che finanzia il genocidio". Il delirio dei pro Pal

Il comunicato propagandistico dell'associazione napoletana, che attribuisce a una delle vittime cittadinanza palestinese, è stato condiviso anche dall'europarlamentare del Pd Sandro Ruotolo

"La funivia caduta? Colpa dello Stato che finanzia il genocidio". Il delirio dei pro Pal
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La propaganda riesce a inserirsi anche nella tragedia, come dimostra il messaggio di cordoglio pubblicato dal Centro Culturale Handala Ali di Napoli per Janan Suliman, una delle 4 vittime della funivia del Monte Faito. Janan era israeliana, aveva 26 anni e lavorava come farmacista. Si trovava in Italia con suo fratello Thabet, 23 anni, gravemente ferito nell'incidente e ancora in condizioni critiche. Erano quasi alla fine della loro vacanze nel nostro Paese e la funivia appena riaperta era un'attrazione troppo emozionante per non provarla. Gli inquirenti sono al lavoro per capire cosa possa essere accaduto e le ragioni per le quali non sono entrati in funzione i sistemi di sicurezza nel momento in cui si è spezzata la fune di trazione. Ma per un Paese intero in lutto per la morte di quattro persone, un centro culturale impegnato nella promozione della storia e della cultura palestinese punta il dito contro l'Italia addossando la colpa allo "Stato che finanzia il genocidio".

Nel comunicato affidato ai social, il Centro Culturale Handala Ali scrive che è "triste e vergognoso come nostri fratelli e sorelle palestinesi siano stati riportati dai media come 'israeliani', (per la cittadinanza dello Stato d'occupazione sionista costretti ad averlo) segno che persino nella morte la propaganda sionista priva la nostra gente della propria identità". Il passaporto che Janan aveva con sé era israeliano in quanto la sua città di origine, Mashad, si trova all'interno dei confini dello Stato ebraico dal 1948. In quest'area, non distante da Nazareth, convivono pacificamente ebrei e musulmani, ma i pro Pal di casa nostra devono trovare sempre motivo di polemica, anche davanti alla morte di una giovane ragazza.

"Questa tragedia è figlia di uno Stato che invece di investire nelle infrastrutture decide di finanziare le armi e sostenere il genocidio e il colonialismo in Palestina. Con dolore diamo l'ultimo saluto a Janan, una ragazza palestinese che come tante e tanti ha lasciato questo mondo, lontana dalla sua terra, senza averla vista finalmente libera", scrive ancora il Centro Culturale Handala Ali, aggiungendo che "combatteremo per una Palestina libera anche in tuo nome".

Tanti i commenti anche sui social, tra chi smonta la ricostruzione del centro culturale e chi insulta Israele e "la propaganda sionista".

Ma quel che colpisce è che il post in cui si accusa l'Italia di essere responsabile della tragedia perché "decide di finanziare le armi e sostenere il genocidio e il colonialismo in Palestina" è stato condiviso da Sandro Ruotolo, europarlamentare del Partito democratico, fortemente criticato per la strumentalizzazione: "Ma davvero sei riuscito a fare polemica politica su una tragedia e con i morti ancora a terra? Tra l'altro sul nulla, visto che la vittima era una donna araba di cittadinanza israeliana come altri 1.5 milioni di connazionali. Che vergogna".

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