Il Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali sbarca a Roma

L'università La Sapienza di Roma ha ospitato un incontro ecumenico, al quale hanno partecipato cattolici, musulmani e laici, organizzato allo scopo di fare il punto del dialogo interreligioso e intercivilizzazionale all'indomani dell'ultimo Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali.

Il Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali sbarca a Roma
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L'università La Sapienza di Roma è stata la sede di un importante incontro all'insegna dell'ecumenismo, al quale hanno preso parte chierici, accademici, giornalisti e studenti, che è stato organizzato con l'obiettivo di discutere della situazione attuale del dialogo tra fedi, culture e civiltà. Dialogo che per il Kazakistan, creatore di quell'unicum nel panorama ecumenico che è il Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali, è una delle colonne portanti della sua agenda estera.

Un evento ecumenico alla Sapienza

La tavola rotonda sull'ecumenismo, che è stata co-organizzata dalla Comunità Religiosa Islamica Italiana (COREIS), ha avuto luogo presso la Sapienza, in data 24 maggio, e ha visto la partecipazione di "rappresentanti del clero italiano, membri di facoltà [...], culturologi, studiosi di religione, giornalisti, studenti laureati e laureandi".

Studenti e professionisti hanno presenziato a un evento per tutti, credenti e non, chierici e laici, nel corso del quale hanno parlato nelle vesti di relatori principali Yerbolat Sembayev, ambasciatore del Kazakistan in Italia, Abu Bakr Moretta, presidente di Coreis, e Alessandro Saggioro, professore di storia alla Sapienza. Insieme a loro sono anche intervenuti, tra gli altri, Riccardo di Segni, il rabbino capo di Roma, Armando Nugnes, rettore del pontificio collegio De Propaganda Fide, Yahya Pallavicini, vicepresidente di Coreis, e Ilaria Valenzi in rappresentanza della fondazione Bruno Kessler.

Nel corso dell'evento si è discusso dei risultati dell'ultima edizione del Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali, svoltosi ad Astana nel settembre 2022, che era stato protagonizzato dalla presenza di papa Francesco e si era concluso con una dichiarazione congiunta dei partecipanti.

Il punto di vista di Astana

L'ambasciatore Yerbolat Sembayev ha parlato dell'importanza del dialogo interculturale e interreligioso ai fini della pace sociale e del consolidamento della democrazia. Un punto di vista, il suo, maturato in qualità di diretto osservatore e testimone dell'evoluzione del Kazakistan indipendente. Paese che, diversamente dal vicinato centrasiatico, non ha sperimentato gravi e ampi fenomeni di radicalizzazione religiosa e polarizzazione.

Il modello di convivenza kazako, che negli anni Novanta avrebbe attirato l'attenzione di Giovanni Paolo II, è stato uno dei temi dell'intervento dell'ambasciatore Sembayev. Anche perché di suddetto modello è necessario parlare per capire le origini e le ragioni del Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali, organizzato ad Astana per la prima volta nel 2003, sotto gli auspici del Vaticano.

La fede come collante

La titolare del Ministero dell'Università e della Ricerca, Anna Bernini, non ha partecipato fisicamente alla tavola rotonda, ma vi ha preso parte scrivendo un discorso che è stato letto dai relatori. Secondo la ministra Bernini, eventi come il Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali dimostrano come le fedi possano cambiare in meglio le società, incoraggiando i gruppi che le compongono a coesistere pacificamente, e quale sia il loro potenziale geopolitico e diplomatico.

L'imam Pallavicini, in rappresentanza di Coreis, ha voluto sottolineare l'importanza del tempismo con cui fu lanciato

il Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali, cioè all'indomani degli attentati dell'11/9, in pieno clima di scontro tra civiltà. Una scommessa azzardata, eppure saggia, a cui la storia ha dato ragione.

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