Olimpiadi, ecco chi sono le nuove icone corteggiate dalla sinistra italiana

Dalla pallavolista Paola Egonu, alla pugile Imane Khelif e, molto probabilmente, l'atleta paralimpica trans Valentina Petrillo si apprestano a essere i nuovi idoli della sinistra

Olimpiadi, ecco chi sono le nuove icone corteggiate dalla sinistra italiana
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Le Olimpiadi parigine, dove la cultura woke ha potuto esprimersi alla sua massima potenza, si avviano alla conclusione lasciando in eredità alla sinistra tre nuove icone. La prima, la pallavolista Paola Egonu, fresca vincitrice della medaglia d’oro, è stata subito portata in trionfo non solo per le sue doti sportive, ma soprattutto per sbeffeggiare l’eurodeputato Roberto Vannacci. L’intellighenzia di sinistra non ha perdonato al generale il fatto di aver sostenuto nel suo libro ‘Il mondo al contrario’ che la Enogu non avesse i tratti fisici di un’italiana. Il conduttore radiofonico Luca Bottura su X ha sentenziato: "Un pacato commento tecnico: Vannacci suca", mentre il giornalista Gad Lerner ha messo a confronto la pallavolista e il generale commentando: "L'Italia di ieri, l'Italia di domani". Il deputato del Pd, Paolo Ciani ha postato una foto di alcuni anni fa: l’ex schiacciatrice Lucia Bosetti al centro e le medagliate olimpiche Egonu e Sylla ai suoi lati, ognuna avvolta da una bandiera tricolore. Anche in questo caso il messaggio è sempre il medesimo:“Bye bye Vannacci &co! W l’Italia”. Il segretario di +Europa, Riccardo Magi, commentando la vittoria dell’Italvolley, non ha avuto dubbi: “La schiacciata più bella di questa nazionale è al razzismo di chi crede, nel 2024, che italianità sia avere la pelle bianca”. E ancora: “Eccola la medaglia più bella, è quella dell’integrazione che vince e li mette a tacere, speriamo per sempre”. Il bersaglio di Aboubakar Soumahoro, invece, è il ministro Francesco Lollobrigida: “È Oro per la nostra favolosa Italia della #Pluralità! Chi sa – twitta il deputato ex Avs - se i cultori della “sostituzione etnica” o della ‘italianità’ si ricrederanno”.

Ma la ramanzina dei benpensanti di sinistra è arrivata già ieri dalle colonne del Corriere della Sera nel pezzo intitolato ‘Le lezioni (ignorate) dei Giochi olimpici’ e scritto da Aldo Cazzullo. “Il fatto che alcune tra le più belle affermazioni italiane siano dovute a nostri compatrioti figli dell’immigrazione è un segno di salute del nostro sport, e anche del nostro Paese”, ha sentenziato l’editorialista del Corsera riferendosi alla denuncia fatta dall’ex olimpionica Fiona May. Cazzullo non poteva non ricordare, poi, la polemiche delle ultime settimane e ha aggiunto: “Analogamente, la speculazione politica da Salvini a Putin passando per Trump sulla storia di Imane Khelif di olimpico aveva davvero poco”.

D’altronde l’algerina intersex Khelif vincitrice della medaglia d’oro, che sarà portabandiera del suo Paese proprio come la campionessa di Taipei in Yu Ting, è stata difesa sin dal primo momento dalla sinistra nostrana. Laura Boldrini, parlando dagli studi di La7, aveva commentato così la polemica che ha investito la pugile algerina e la nostra Angela Carini:"Era tanta e tale la foga di scatenare i peggiori istinti, di fomentare l'odio verso la comunità LGBTQIA+ attaccando un'atleta perché non rientra nei loro canoni, che non si sono minimamente preoccupati delle conseguenze che tutto questo avrebbe avuto sull'azzurra che dicevano di voler tutelare”. Lo scrittore Roberto Saviano, su X, aveva twittato: “La pugile Italiana #AngelaCarini si è ritirata dall’incontro con #ImaneKhelif per colpa di questo governo, pronto a strumentalizzare finanche lo sport”. E aveva aggiunto: “#Meloni si augura che Angela possa gareggiare in futuro ad ‘armi pari’. Così ha detto, ma nel pugilato, nello sport e nella vita non ci sono armi, ci sono regole, regole che vanno rispettate”. Per, poi, concludere: “Ma è proprio con il rispetto delle regole che questo governo ha seri problemi”.

La terza e ultima nuova icona sarà sicuramente Valentina Petrillo, la prima atleta trans che parteciperà alle Paralimpiadi. L’HuffPost ha già pubblicato un articolo che racconta la sua storia personale e sportiva intitolato perentoriamente “Aspettiamoci polemiche, peggio di quelle su Khelif”. Valentina Petrillo, infatti, prima della transizione, si chiamava Fabrizio e l’HuffPost ricorda che, già in occasione dei Campionati italiani master indoor, 30 atlete avevano inviato alla FIDAL una diffida sull'ingresso di Petrillo negli spogliatoi femminili.

Alla luce delle polemiche di questi ultimi giorni, l’articolo di Silvia Renda si conclude con un dubbio che ha il sapore della certezza: “Non sappiamo ancora se il dibattito si aprirà anche sulla presenza di Petrillo”.

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