Festeggiare il carnefice di 54 persone in una tragedia postbellica non sembra un gesto nobile, ma se si tratta di un partigiano e lo fa il Partito democratico allora va bene. È successo alcuni giorni fa in provincia di Vicenza: una delegazione del Pd di Schio ha incontrato “Teppa” Valentino Bortoloso, tra gli autori di un eccidio nel luglio del 1945 e oggi tesserato col Pd, per celebrare il suo centesimo compleanno con la scusa che si è posizionato dalla parte giusta della storia. Il fatto che abbia contribuito ad uccidere 54 carcerati è irrilevante.
L'eccidio di Schio
La storia. Nella notte tra 6 e 7 luglio del 1945, a guerra terminata, una dozzina di ex partigiani dell’Alto Vicentino della polizia ausiliaria fece irruzione nel carcere di Schio e uccise sul colpo decine di internati indifesi, causando altri feriti: tra questi c’erano sia politici e simpatizzanti della Repubblica sociale italiana, ma anche detenuti comuni e donne, colpevoli solamente di aver avuto una relazione con dei fascisti. Un fatto passato alla storia come “eccidio di Schio”: le cronache e i pochi testimoni ancora in vita raccontano di un bagno di sangue, tanto che gli operai della vicina fabbrica Lanerossi vennero chiamati a scrostare le pareti. Da sinistra si tenta di sminuire l’accaduto: un gesto di vendetta per un compagno ucciso dalle brigate nere, o per ribattere alla strage di Pedescala e dei concittadini internati a Mauthausen, più la scusa che in quel carcere ci fossero i veri cattivi mentre altri erano stati messi al sicuro. La miccia sarebbe stata la promessa del gruppo inglese alleato, che reggeva la città, di liberare i prigionieri del carcere di Schio. Evidentemente non erano così pericolosi.
Valentino Bortoloso (nome di battaglia “Teppa”) fu tra quegli assassini. In seguito venne condannato a morte: scontò 10 anni di carcere e poi sopraggiunse l’amnistia. Oggi è l’unico rimasto vivo tra quei partigiani. Negli anni ha cercato di redimersi: per mettere una pietra sopra a quell’episodio, che ancora infiamma l’opinione pubblica cittadina (per la ricorrenza si verificano scontri tra fazioni che strumentalizzano l’eccidio), Bortoloso ha firmato alcuni accordi con i parenti delle vittime per riconciliarsi.
L'omaggio del Pd all'autore dell'eccidio di Schio
Il 24 marzo Teppa ha compiuto 100 anni e la sezione del Partito democratico di Schio ha ben pensato di rendergli omaggio: “Non bisogna inchiodare le persone ad un singolo episodio della loro vita – commenta una consigliera comunale dem, docente in una scuola media del territorio – ma apprezzarle per quello che hanno fatto prima e dopo. Per questo Valentino Bortoloso è e rimane per molti di noi il simbolo della lotta partigiana ed è stato un onore poter stringergli la mano”. Non è dato sapere che cosa centri la lotta partigiana con lo stringere la mano all'autore di un massacro. “Un’emozione forte – rincara la prof – mi ha provocato la consapevolezza di aver incrociato un testimone della Storia con la S maiuscola”. Sarà. “Un orgoglio aver sentito dalla sua voce che adesso tocca a noi portare avanti i suoi ideali”. Anche qui non viene spiegato quali. Ma nel Pd di Schio ne fanno un vanto, tanto che “onora la sua iscrizione al circolo”. Anche altre sigle della sinistra locale e voci interne alla maggioranza consiliare giustificano la vicinanza a Bortoloso: vuoi per rispetto ad una persona anziana o perché non esistono cittadini di serie A e B, in molti spendono parole di apprezzamento. Dimenticando un crimine che macchia la storia della città.
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