Macerata, la violenza delle femministe contro il convegno Pro Vita

Un gruppo di femministe ha tentato di impedire lo svolgimento di un incontro nelle Marche organizzato di Pro Vita sulla salute delle donne in gravidanza. Occupata la biblioteca statale di Macerata

Macerata, la violenza delle femministe contro il convegno Pro Vita

Si professano democratici e pretendono di posizionarsi sempre dalla parte giusta della storia ma i loro metodi sembrano tutto tranne che quello. L'ennesima dimostrazione si è avuta nelle Marche, dove un manipolo di femministe ha occupato la biblioteca statale di Macerata per impedire lo svolgimento del Convegno “Maternità In-Attesa. Preservare la salute della donna in gravidanza”, organizzato da Pro Vita & Famiglia Onlus con il contributo di Regione Marche, del centro di aiuto alla vita di Loreto e la Federazione consultori familiari di ispirazione cristiana della Regione Marche e dall’Opa, l'Osservatorio permanente sull’aborto.

Testimoni presenti sul posto, così come la stessa associazione Pro Vita, hanno raccontato di un atteggiamento violento tenuto dalle donne, che erano in numero di alcune decine, che hanno cercato in ogni modo di ostacolare l'incontro, che era stato correttamente comunicato, pubblicizzato e organizzato. "Le femministe hanno urlato a chiunque si avvicinasse al tavolo dei relatori per parlare ai microfoni. In più hanno affisso volantini e striscioni contro il convegno e con espliciti riferimenti sessuali e occupato quasi tutte le sedie della sala", si legge nel comunicato firmato da Francesca Romana Poleggi, membro Pro Vita e Famiglia, dal quale emerge un disegno ben strutturato da parte di queste organizzazioni contro l'espressione democratica di idee diverse dalle loro. Il tutto contrariamente a quanto la Costituzione, e il buon senso, imporrebbero.

Solo l'intervento delle forze dell'ordine ha permesso il regolare svolgimento dell'incontro. "Il nostro scopo è difendere il diritto alla salute delle donne e il loro diritto anche a NON abortire. Ma loro lo volevano impedire.

È questa la libertà che professano? Sono questi i diritti e la democrazia di cui si ergono a paladine? Soltanto l’intervento della Digos ha permesso, seppur in estremo ritardo, l’avvio del convegno", si legge ancora nella nota di Pro Vita, nella quale si evidenzia tutta la violenza che le femministe sono state in grado di riversare anche uscendo dalla sala, quando "hanno rovesciato le sedie e sparato coriandoli lasciando sporcizia a terra". Ovviamente, molte delle persone che erano arrivate alla biblioteca di Macerata sono andate via quando hanno visto i disordini delle femministe, quasi "spaventate dal clima di odio e di violenza".

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