'Ndrangheta, un ordigno contro le mosse del pg Arresti e perquisizioni nella cosca dei Serraino

Tra le 22 persone in arresto anche i responsabili dell'attentato fatto il 3 gennaio scorso contro gli uffici della procura di Reggio Calabria. Il procuratore Di Landro aveva deciso di revocare alcuni fascicoli al sostituto Francesco Neri

'Ndrangheta, un ordigno contro le mosse del pg 
Arresti e perquisizioni nella cosca dei Serraino

Reggio Calabria - Maxi blitz in Calabria contro la cosca Serraino della 'ndrangheta. Tra le 22 persone in arresto anche i responsabili dell'attentato fatto il 3 gennaio scorso contro gli uffici della Procura generale di Reggio Calabria. Il procuratore Di Landro aveva, infatti, deciso di revocare alcuni fascicoli al sostituto Francesco Neri.

La bomba contro il pg Sarebbe stato legato ai contrasti interni al’ufficio il movente dell’attentato fatto il 3 gennaio scorso a Reggio Calabria contro la sede della Procura generale. Dall’inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica di Catanzaro è emerso, infatti, che l’attentato sarebbe da ricondurre ad una reazione della cosca Serraino dopo che il procuratore generale Salvatore Di Landro, poco dopo il suo insediamento, avvenuto nel novembre del 2009, aveva deciso di revocare alcuni fascicoli processuali al sostituto Francesco Neri. Dai contrasti e dalle contestazioni fatte dal procuratore generale Di Landro a Neri è scaturita l’apertura nei confronti di quest’ultimo, nel marzo scorso, della procedura di trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale da parte della Prima commissione del Csm. Il procedimento si è concluso con l’adozione di una misura cautelare a carico di Neri, con il trasferimento del magistrato ad altra sede ed altre funzioni. Neri ha assunto successivamente la carica di consigliere della Corte d’appello di Roma. A Neri era stato contestato, in particolare, di avere avuto come difensore, nei procedimenti disciplinari avviati a suo carico, lo stesso avvocato che assisteva uno degli imputati per l’omicidio della guardia giurata Luigi Rende, avvenuto il primo agosto del 2007 nel corso di una rapina. Nel corso del processo per l’assassinio di Rende, conclusosi con la conferma dei cinque ergastoli comminati in primo grado, Neri fu sostituito, come rappresentante della pubblica accusa, su decisione del procuratore generale Salvatore Di Landro. A Neri è stata anche contestata l’avocazione del procedimento penale a carico dell’ex consigliere regionale della Calabria del Pdl Alberto Sarra, avocazione successivamente annullata dalla Corte di Cassazione.

Le immagini dell'attentato La telecamera fissa segna le 4.49 e 41 secondi del 3 gennaio 2010: due soggetti a bordo di uno scooter si fermano davanti al portone della procura generale di Reggio Calabria, uno di loro scende con un oggetto in mano. Meno di un minuto dopo, alle 4.50 e 52 secondi l’esplosione, con la telecamera che inquadra una grossa fiammata. Sono le immagini dell’attentato, riportare nell’informativa dei carabinieri che ha portato all’emissione di 4 avvisi di garanzia e dieci decreti di perquisizione nei confronti di presunti appartenenti alla cosca Serraino, firmati dalla procura di Catanzaro. Nel primo fermo immagine si vedono bene i due attentatori, anche se hanno il volto coperto, a bordo di uno scooter. "Il conducente - scrivono i carabinieri - vestiva dei jeans, un giubbotto colore scuro, calzava delle scarpe da ginnastica marca Nike. Lo stesso indossava un casco di colore scuro, non del tipo integrale, ma che comunque gli garantiva il travisamento". Il passeggero, invece, "indossante un casco simile, ma di colore presumibilmente grigio, vestiva una tuta con una scritta sul retro della maglia con evidenti strisce sia sulla stessa che lungo i pantaloni e delle scarpe di colore chiaro del tipo da ginnastica". Nella seconda immagine si vede soltanto la fiammata, che investe l’intero marciapiede, mentre dello scooter non c’è più traccia. Il motorino viene però ripreso, un minuto dopo l’esplosione da un’altra telecamera posizionata in via XXI Agosto: "Nella via - scrivono i carabinieri - si vede transitare uno scooter con a bordo due soggetti, identiti agli autori dell’attentato che, percorrendo quindi la via XXI agosto, svoltavano a destra in via Spagnolio".

Gli indagati della procura  Oltre all’ex magistrato adesso in quiescenza, secondo quanto scrive la Gazzetta del Sud di Messina, sono indagati: l’ex segretario provinciale dell’Udc di Messina Michele Caudo; il liquidatore della Impregilo, Domenico Occhipinti; il rettore dell’università di Messina, Francesco Tomasello; il prof Aldo Tigano; il figlio dell’ex procuratore Siciliano, Francesco; Ansaldo Patti e l’avvocato Francesco Maimone.

Sono dodici le vicende contestate, compresa la ristrutturazione di un albergo di Taormina per la quale l’ex magistrato, secondo l’accusa, avrebbe aperto un’inchiesta per intervenire e influire sul procedimento amministrativo al Tar che era seguito dal figlio Francesco. L’inchiesta tratta anche una presunta tentata concussione in un contenzioso tra l’Impregilo e il Comune di Taormina e il concorso vinto dal figlio di Siciliano all’università di Messina.

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