Nekrosius «arruola» Tolstoi

Mettere mano a un’opera colossale come Anna Karenina di Tolstoi e tradurla in forma scenica non è cosa da poco. O meglio, non è cosa da tutti. Spetta infatti a un grande maestro quale Eimuntas Nekrošius orchestrare quello che si preannuncia come uno degli spettacoli più importanti di questa stagione. Partendo da una riscrittura curata ad hoc da Tauras Cizas (collaboratore storico del regista lituano), Nekrošius isola qui gli episodi salienti, gli snodi simbolici fondamentali e i leitmotiv più importanti del poderoso romanzo russo (l’amore, la ricerca della serenità, il dolore, la morte), costruendo un corpo scenico ovviamente «altro» rispetto alla partitura originaria, messo a servizio in primo luogo delle abilità - e della fisicità - degli attori e di quanto il teatro può e sa esprimere tacendo. Ecco dunque una carrellata di immagini forti ed evocative che, lontane da un mero approccio illustrativo, ricostruiscono la pietosa storia della suicida Anna: il ballo, il viaggio in treno, la serata a teatro, la morte di Nokolaj, la morte della protagonista. Su tutto aleggia poi il senso del tempo (suggerito anche scenograficamente da grandi tamburi/orologio), l’inesorabile trascorrere delle stagioni della vita. E in seconda battuta ecco affiorare l’idea, complementare, del viaggio, del movimento verso quanto prescritto dal destino.

Artefice di capolavori memorabili come, ad esempio, la celebre trilogia shakespeariana composta da Amleto, Macbeth, Otello, o lo straordinario Giardino dei ciliegi presentato qualche mese fa al Valle, il maestro di Vilnius, in questa produzione già debuttata a Modena e attesa all’Argentina per questa sera, torna a lavorare con una compagnia interamente italiana dove, proprio come nel precedente Ivanov cechoviano, il ruolo principale è affidato a Mascia Musy. Accanto a lei, tra gli altri, Corinne Castelli (Kitty), Paolo Mazzarelli (Vronskij), Paolo Musio (Karenin), Paolo Pierobon (Levin).

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