Come vi avevamo anticipato, quando a inizio gennaio erano usciti i primi dati grezzi, il 2024 non è stato un anno particolarmente buono per l'editoria. In Italia la vendita di libri di varia adulti e ragazzi, nel mercato trade, è stata di 103,987 milioni di copie. In calo del 2,3% rispetto all'anno precedente, ed equivalente a 2,458 milioni di copie in meno. A valore la flessione è stata dell'1,5%, pari a 23,2 milioni di euro di minori vendite rispetto a un mercato da 1,53 miliardi di euro.
Un dato che, valutando l'elaborazione completa fornita da Aie ieri, ad un seminario della scuola per librai Umberto ed Elisabetta Mauri di Venezia, vede l'Italia fanalino di coda rispetto alle maggiori editorie europee: la Germania cresce dello 0,9%, il Regno Unito cala dello 0,6%, la Francia cala dello 0,3%, la Spagna cresce del 9,8%. Peggio dell'Italia solo l'Irlanda che ha fatto registrare un pesante -5%. A pesare, nel nostro Paese, la sostituzione della 18app con le Carte Cultura e del Merito e il mancato finanziamento alle biblioteche per 30 milioni di euro, secondo l'analisi presentata dal presidente dell'Associazione italiana editori (Aie) Innocenzo Cipolletta. Senza queste decisioni, secondo l'associazione editori, il mercato sarebbe cresciuto del 2,5% anziché calare dell'1,5%. In particolare, Aie stima che nel 2024 le vendite di libri perse per effetto delle modifiche alle misure di sostegno siano state pari a 62,7 milioni. Bene, quindi, il ripristino del fondo per le biblioteche per il 2025 e l'avvio di un confronto con il ministro della Cultura Alessandro Giuli, ha spiegato Cipolletta. Dentro questa analisi qualche altra spigolatura tra i dati ci consente però di mettere sotto la lente anche le scelte editoriali e non ridurre tutto agli aiuti di Stato. Si vende poco ma il mercato è comunque invaso da un numero di pubblicazioni altissimo, sessantottomila seicentotrentasette novità.
A faticare sono soprattutto i medi editori che perdono sino al 13% di copie vendute. La grande corsa alla vendita di fumetti in libreria ha provocato bulimia e quindi un -5,5%.
Meglio la vecchia classica narrativa, che fa +3,2%. Però i bestseller in generale hanno venduto meno. L'impatto dei primi 100 titoli è diminuito di 800mila copie. Questa parte di riflessione sulle scelte fatte spetta tutta agli editori.
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