Nel ventre di Roma, tra necropoli e bunker

Pastori con «pecorelle smarrite», figure di Antico e Nuovo Testamento, scene quotidiane e banchetti - probabilmente in onore del defunto - immagini dei «fossores» che procedevano alle sepolture, fino al soggetto più noto, la figura di Cristo tra i santi Pietro e Paolo e l’Agnus Dei tra i martiri Gorgonio, Pietro, Marcellino e Tiburzio. Sono circa 500 gli affreschi nelle catacombe dei Santi Pietro e Marcellino, in via Casilina 641, che, normalmente chiuse al pubblico, tornano finalmente ad essere visibili in occasione delle celebrazioni per i due Santi previste da oggi al 7 giugno, con visite guidate - le prenotazioni si effettuano proprio in questi giorni - dal 4 al 7.
Ritenute le terze per estensione dopo quelle di San Callisto, in via Appia, e quelle di Domitilla, in via Ardeatina, sono le prime per la ricchezza di affreschi e testimonianze che documentano l’uso della struttura, una delle più frequentate dell’antichità. Luogo di culto per le reliquie dei martiri, è un dedalo di corridoi che corre per chilometri lungo più «piani» di sepolture, per poi aprirsi su cappelle riccamente decorate. Parte del più ampio e antico complesso «ad duas lauros», queste catacombe sono solo uno dei tanti tesori sotto le vie capitoline. Sono molte, infatti, le tappe di un ideale viaggio nella Roma sotterranea. Si comincia proprio dalle circa 40 necropoli costruite sotto la città. Dalla Spelunca Magna, in via Appia, che, con le sue insolitamente ampie gallerie probabilmente è stata ricavata in una cisterna, alla più piccola catacomba di Santa Tecla, in via Ostiense, da quella di Santa Priscilla, in via Salaria, dove sarebbe conservata la più antica immagine al mondo della Madonna - inizi del III secolo - a quella di Sant’Ippolito, in via Tiburtina, dove nel 1553 fu rinvenuta una statua del Santo, oggi in Vaticano. Si prosegue da via Aurelia a via Flaminia, da via Portuense a via Nomentana, da via Labicana a via Latina. Il tour «sotterraneo» non interessa solo catacombe. Sotto il Circo Massimo, precisamente in via dei Cerchi, in uno scavo effettuato negli anni Trenta del Novecento, è stato rinvenuto un mitreo, allestito nella seconda metà del III secolo in un edificio del II. Articolato in più sale con nicchie e edicole, culmina in una «grotta» sacra, dove si tenevano banchetti rituali ai quali partecipavano solo iniziati. Mitrei, tra gli altri, si possono ammirare anche sotto la basilica di San Clemente, all’Esquilino, e di Santa Prisca all’Aventino. Fu una scoperta casuale, dovuta al crollo di un binario della ferrovia nel 1917, a rivelare l’esistenza della Basilica Neopitagorica sotto piazza di Porta Maggiore: l’affresco nell’abside con Saffo che si getta nel mare di Leucade a cercare una sorta di liberazione dalla sofferenza - per l’amore non ricambiato per Faone, secondo le fonti antiche - e rinascita, rimanderebbe alla metempsicosi, trasmigrazione delle anime.

Sotto il livello stradale, pure resti di costruzioni di I e II secolo, da quelle sotto San Lorenzo in Lucina a quelle al Celio, dalle Domus sotto Palazzo Valentini alla «stratificata» insula dell’Ara Coeli, che su una struttura del II secolo, nel medioevo innalzò la chiesa di San Biagio del Mercato e nel Seicento quella di Santa Rita da Cascia, poi «smontata» per la costruzione del Vittoriano. Non mancano sotterranei più moderni, come i rifugi realizzati da Mussolini sotto Villa Torlonia. Una vera città sotto la città.

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