Nelle acque inquinate del Tevere ormai sopravvivono poche specie

Valeria Arnaldi

Inquinamento, degrado, sicurezza idraulica sono le questioni da risolvere per la riqualificazione del Tevere. Emerge dal volume «Il Tevere a Roma, portolano», curato da Autorità di bacino del fiume e dal Centro di ricerca interdisciplinare Citera dell’ateneo La Sapienza (edizioni Ambiente), che raccoglie i dati degli studi effettuati in quindici anni dagli enti competenti sul tratto urbano del fiume.
Molti i punti critici sotto il profilo ambientale. Malgrado il miglioramento riscontrato dal Comune, lo stato del fiume è definito, dagli ultimi dati Arpa, tra «scadente» e «pessimo» con alterazioni considerevoli che diventano gravi a Ponte Galeria. Sopravvive la flora che tollera alte concentrazioni «di sostanze azotate e fosfati», «bioindicatrici di acque inquinate e di bassa qualità». Le acque, fino a Castel Giubileo, sarebbero «idonee alla vita dei soli pesci ciprinicoli, che sono i più resistenti», mentre, «fino al mare, diventano non idonee alla vita». L’inquinamento del Tevere dipenderebbe, in parte, da quello dell’Aniene, per ridurre il quale, a 500 metri da Ponte Salario, l’Ardis sta progettando un sistema di intercettazione di inquinanti e detriti di superficie, attraverso barriere mobili e una vasca di raccolta, gestita dall’Ama. Le barriere, che potrebbero essere pericolose per gli sportivi che percorrono il fiume in canoa, saranno in funzione solo in determinati orari. Problemi anche per la sicurezza idraulica. «L’alluvione del 1870 - per Roberto Grappelli, segretario generale Autorità di Bacino - è dipesa in parte dai mulini galleggianti che, persi gli ancoraggi, hanno chiuso i ponti, provocando l’esondazione. La situazione dei barconi è critica: se si dovessero staccare, in caso di piena, potrebbero causare la fuoriuscita delle acque e il crollo dei ponti stessi. Bisognerà apportare diverse modifiche al piano vigente». Per questo l’Autorità e Citera stanno stilando un apposito protocollo con norme per la sicurezza dei galleggianti e per il rilascio delle autorizzazioni.
Fa discutere anche la manutenzione dei battelli, che oggi sarebbe svolta «in modo precario» per Francesco Mele, commissario straordinario Ardis, il quale sta progettando, in lungotevere della Vittoria, un’area attrezzata con officine, rimessagio e scivolo per il varo delle imbarcazioni. «Stiamo lavorando al recupero delle centrali idroelettriche dell’Aniene, delle quali una sola è in funzione, ma parzialmente - dice Livio de Santoli, direttore Citera - Per rendere al Tevere un ruolo portante nella città, occorre un management complessivo che sfrutti le competenze dei tecnici: si potrebbero operare nette migliorie, dal sistema di depuratori, rivelatosi inefficiente, alla stesura di un piano energetico comunale, di cui Roma è sprovvista». «Serve la verifica degli argini - secondo Grappelli - per eseguire, tra gli altri, interventi di costruzione dei tratti mancanti». Anche il Comune annuncia progetti: affacci, terrazze, ascensori e la realizzazione del percorso ciclopedonale Aventino-Ripa Grande.

«Previsti - dichiara Roberto Morassut, assessore capitolino all’Urbanistica - nuovi ponti: della Musica, le cui procedure di appalto partiranno nel 2007, che collegherà Auditorium e Maxxi a Maresciallo Giardino, sfruttando un asse già esistente ma non usato; della Scienza, struttura in legno lamellare, da Marconi a Ostiense per unire la cosiddetta Riva dei Teatri al Gazometro; dei Congressi, aperto alle auto, dall’Eur all’autostrada Roma-Fiumicino».

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