Nelle cento case del "Giornale" ora vive il futuro dello Sri Lanka

Più di seicento persone sopravvissute allo tsunami hanno un tetto grazie alla generosità dei nostro lettori. Un milione di euro ha cambiato la vita di due villaggi

Nelle cento case del "Giornale" ora vive il futuro dello Sri Lanka

Cento case sono un simbolo di speranza per chi è costretto a vivere nelle capanne dopo aver subito la violenza della natura, con l’onda assassina dello tsunami e quella dell’uomo che ricomincia a massacrarsi in una guerra civile senza fine. Cento famiglie, circa 600 persone, di origine tamil dopo aver perso tutto, nel nord est dello Sri Lanka, avranno di nuovo un tetto sulla testa grazie al buon cuore dei lettori de Il Giornale, che hanno aderito alla gara di solidarietà lanciata nel 2005 subito dopo lo tsunami. Domani le case verranno consegnate ai loro beneficiari nei villaggi di Thiriyai e Kattukulam. Il preside della scuola locale, Kanakasundaram Sounderaja, che è pure il prete hindù della comunità ha addirittura invocato le divinità dei tamil: «Che benedicano gli italiani per questo grande aiuto. Le case sono la nostra speranza». Una speranza diventata realtà grazie al milione di euro raccolto dai lettori de Il Giornale con l’aiuto della Banca popolare di Sondrio fortemente voluto dal suo presidente, Piero Melazzini, che fin dall’inizio ha creduto nell’iniziativa umanitaria. Una somma considerevole che è servita a finanziare il progetto, nel distretto di Trincomalee, portato avanti fra mille difficoltà dal Cesvi, (Cooperazione e sviluppo), una delle più attive organizzazione non governative italiane. «Le sfide affrontate erano non indifferenti a cominciare dalla sicurezza. Nella zona dei villaggi dove abbiamo costruito le case ci sono state battaglie, uccisioni brutali e sparizioni nel nulla anche di alcuni beneficiari del progetto» spiega al telefono da Trincomalee, Giacomo Agosti, responsabile nello Sri Lanka del Cesvi. Veronese di 32 anni è un veterano della solidarietà dal Sud America, al Kosovo alla Cisgiordania. «Talvolta era difficile trovare la manodopera, perché gli operai avevano paura, ma alla fine quando vedi con i tuoi occhi quanto cambia la vita a questa gente un progetto del genere, il cuore ti si riempie di soddisfazione» racconta Agosti.

Il dramma del conflitto è tornato a riaffiorare dopo la tragedia dello tsunami, l’onda assassina che il 26 dicembre 2004 ha spazzato anche le coste dello Sri Lanka uccidendo oltre 35mila persone. La tragica guerra civile fra maggioranza cingalese e minoranza tamil che va avanti dal 1983 è riesplosa, dopo 70mila morti e quattro anni di tregua oramai sepolta da nuovi scontri e attentati. Le «tigri» dell’Ltte (Liberation tigers of tamil eelam), la storica guerriglia separatista tamil, controllano una bella fetta dello Sri Lanka settentrionale. I ribelli sono bollati come terroristi dall’Unione europea, ma anche l’esercito governativo non va per il sottile. Lo scorso anno il personale del Cesvi ha dovuto evacuare e sospendere per tre mesi il progetto, quando in giro per Trincomalee si vedevano le teste, esposte come monito, delle vittime degli scontri.

L’11 maggio le «tigri» della guerriglia separatista tamil hanno attaccato con 27 barche armate di mitragliatrici la base della marina a due passi dai villaggi di Thiriyai e Kattukulam, dove verranno consegnate la prossima settimana le case de Il Giornale. Nei giorni seguenti gli scontri si sono estesi anche ai villaggi ed infine tre tamil sono spariti nel nulla, compresi due beneficiari del progetto umanitario. K.C., 46 anni e la moglie P.C., di 38 vivevano in una capanna accanto alla casa de Il Giornale in fase di costruzione, quando sono stati portati via da uomini armati ed incappucciati.
Il progetto in «prima linea» aiuterà molte vittime colpite due volte, dallo tsunami e dalla guerra civile. K.N., 52 anni, ha perso la moglie con l’onda assassina, perché scappando nella foresta i lunghi capelli neri sono rimasti impigliati negli arbusti e l’acqua l’ha raggiunta. Nella seconda metà degli anni Ottanta la loro casa è stata distrutta dall’esercito, ma oggi K.N. ed i suoi due figli hanno un nuovo tetto sulla testa grazie a Il Giornale. «Abbiamo acquistato e trasportato nella foresta ogni singolo elemento delle cento case e rispettato, nella costruzione, le tradizioni locali. Nelle capanne vivevano in media cinque persone, ma la casa è tre volte più grande. All’esterno sono state costruite anche le latrine, mentre prima la toilette era la foresta» spiega il responsabile del Cesvi nello Sri Lanka. Immerse nel verde, le nuove case di cinquanta metri quadrati, spuntano a macchia di leopardo: in solida muratura, con due stanze, la piccola cucina rivolta ad est perché dev’essere baciata dal primo raggio di sole, un salone e la veranda esterna.

«Siamo riusciti anche ad impostare un programma di risparmio in un fondo comune – racconta Agosti –. Stiamo parlando di quote da 50 rupie, 45 centesimi di euro a persona, ma qualcuno è già arrivato a versare 35mila rupie, circa 300 euro». Grazie al progetto finanziato da Il Giornale e dalla Banca di Sondrio sono stati donati 2 trattori, che servono anche per il trasporto dei bambini a scuola, 900 polli, 65 capre, 130 vacche da latte e 5 macchine da cucire per iniziare delle attività. I risparmi, raccolti nel prototipo di cassa rurale, serviranno a garantire microcrediti all’intera comunità dei villaggi di Thiriyai e Kattukulam.

«Sono stati costruiti pure dei pozzi – spiega Agosti – Prima le famiglie dovevano organizzarsi e partire ogni giorno all’alba per andare a prendere l’acqua a chilometri di distanza, ora ce l’hanno ad un passo dalle nuove case».

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