Nessuna solidarietà a Ratzinger Il Senato la blocca per un voto

Schifani: «Grave che Prodi non difenda il Santo padre». Mantovano: «Dove sono finiti i cattolici dell’Unione?»

da Roma

La minaccia di Al Qaida contro Roma e San Pietro, l’effigie del Santo Padre bruciata a Bassora in Irak, le vignette che ritraggono Papa Ratzinger in veste di Dracula, la folla dei credenti musulmani che ha invaso le piazze e le strade in Turchia, in Egitto, in Marocco. Che altro? Ma Romano Prodi non se ne è accorto e se se ne è accorto non gli ha dato troppa importanza. Anche tutto il centrosinistra, compresa la Margherita, non sembra preoccupato per la sorte del Santo Padre. Tanto che ieri l’assemblea di Palazzo Madama ha bocciato per un voto (153 contro 152) la proposta di mettere all’ordine del giorno della prossima seduta la discussione sulla mozione di solidarietà a Benedetto XVI. La proposta era del presidente dei senatori della Lega, Roberto Castelli, che dopo la vittoria dei no sottolinea come tra i voti contrari ci sia quello del senatore a vita Giulio Andreotti.
Dunque è ancora polemica aspra tra la maggioranza e la Casa delle libertà che accusa il centrosinistra di indifferenza nei confronti delle minacce ricevute da Papa Ratzinger dopo il suo discorso di Ratisbona. Interpellato dai giornalisti a New York (dove si trova per partecipare all'Assemblea generale dell’Onu) Prodi risponde che «non c’è nessun elemento» che comporti l’elevazione del livello di rischio nel nostro Paese dopo le minacce di Al Qaida contro il Pontefice e la Santa Sede.
E se Prodi in sostanza si limita ad ignorare le ripetute minacce al Papa e al mondo cattolico nella sua maggioranza c’è anche chi attacca direttamente Ratzinger. Per l’europarlamentare Lilli Gruber «il Pontefice ha messo benzina sul fuoco». La Gruber emette la sua sentenza di condanna osservando che non si deve «dipingere il mondo islamico e la sua religione come fonte di ogni male».
L’indifferenza del premier viene stigmatizzata dal capogruppo di Forza Italia al Senato, Renato Schifani. «Prodi non ha difeso il Santo Padre dai violenti attacchi dell’Islam integralista - dice Schifani -. È gravissimo. Come sempre il professore si nasconde dietro colpevoli silenzi e pericolose ambiguità». Durissimo il vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli. «Se Prodi dichiara di non avere alcun elemento di allarme per le minacce di Al Qaida allora è meglio che resti in Cina e rassegni le dimissioni da presidente del Consiglio - dice Calderoli -. Il Paese non sa cosa farsene di un premier che flirta con gli integralisti islamici e che non difende il Santo Padre e il proprio territorio da questi pericoli».
Marco Taradash, Riformatori liberali, attacca il premier che, «continua a non spendere una parola sull'intimidazione costante che pende sulla libertà di espressione, ogni qualvolta venga pronunciata una frase sgradita al fondamentalismo religioso islamico».
Anche la Gruber non si salva dalle critiche del Polo. «Le parole della Gruber dimostrano quante connivenze esistano tra estremismo islamico e alcuni esponenti della sinistra italiana - dice il capogruppo Udc Luca Volontè -. La giornalista evidentemente antepone il suo odio anticattolico alla difesa della laicità e dell’identità cristiana».

Il senatore, Alfredo Mantovano invece punta il dito contro «i sedicenti cattolici della Margherita» che, dice, «al mattino sfoggiano appiccicose dichiarazioni di incondizionata fedeltà al magistero della Chiesa e alla sera nella medesima giornata votano contro, ancora una volta in maniera determinante, la semplice possibilità di discutere della negazione della libertà religiosa nel mondo».

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