New York come Babilonia Boschi piantati sui tetti

Giuseppe Marino

Hanno esposto il classico cartello «for sale» e in meno di due mesi hanno venduto quasi metà dei 228 appartamenti in costruzione. E mica monolocali da scapolo: alloggi di superlusso nel cuore modaiolo di New York che costano da un minimo di 1,2 fino a 16 milioni di dollari (come dire, a spanne, da un milione a 12,5 milioni di euro). Ma né i prezzi, né la netta frenata del mercato immobiliare hanno spaventato gli acquirenti del nuovo condominio di lusso in costruzione al 101 di Warren Street, nella zona di Tribeca, meta prescelta di vip e artisti di tendenza della Grande Mela già da diversi anni. Tutto merito, secondo gli esperti del settore «real estate» di New York, dell’idea di realizzare sui tetti che circondano il complesso, un vero e proprio bosco sospeso, una foresta nel cielo costruita all’altezza del quinto piano, in modo da offrire agli abitanti del grattacielo che sarà costruito nei pressi, la vista su una lussureggiante area verde, anziché su uno squallido tetto di cemento.
E non si tratta di un caso isolato, in varie città degli Stati Uniti il modello-Babilonia si sta diffondendo a macchia d’olio: non semplici aiuole fiorite, ma veri e propri giardini pensili con tanto di palme, o addirittura di alberi di pino alti dieci metri, come quelli che saranno piantati su un tappeto di terra posto sul tetto di un grande magazzino vicino al grattacielo di design, in pietra calcarea e vetro, che si alzerà per trenta piani, come sorgesse vicino alla foresta nel cielo. Una trovata di marketing immobiliare che ha tutta l’aria di essere vincente anche nei costi: la costruzione del bosco costerà «solo» 3 milioni di dollari. Un’inezia, rispetto a un progetto immobiliare da 600 milioni di dollari. Così l’iniziativa sta facendo proseliti: a Scottsdale, in Arizona, dove è in costruzione l’Optima Carnelview Village, sui sette ettari su cui si estende il nuovo complesso immobiliare, ci saranno sei ettari di tetti-giardino. Ciascuna unità immobiliare godrà di un terrazzo grande fino a 300 metri quadri, coperto da giardino per il 75 per cento. «Esci in balcone e hai la sensazione di trovarti in uno spazio aperto», spiega alla rivista americana Forbes, David Hovey, presidente della società costruttrice, che elenca anche una serie di benefici ambientali oltre a quelli estetici: protezione del tetto dagli agenti atmosferici, purificazione dell’aria circostante e abbassamento della temperatura dell’aria. Anche qui non si tratta di un semplice prato verde: saranno piantati alberi di vario tipo con fusti in grado di crescere fino a sei metri d’altezza. E anche qui appartamenti a ruba: dei 709 alloggi, 541 sono già stati venduti, e i primi acquirenti potranno varcare la soglia dei propri (costosi) appartamenti con vista sul bosco già dalle prossime settimane. A Minneapolis, cittadina inserita nella più grande area metropolitana del Minnesota, il giardino sospeso fungerà addirittura da parco giochi. Lo «Skyview Park», 300 metri quadri di prato e 90 di alberi, si trova all’altezza del sesto piano di un nuovo grattacielo che in totale è alto 27 piani. La struttura sarà inaugurata a maggio 2007, ma 160 dei 250 appartamenti sono stati venduti, nonostante i prezzi che arrivano anche a sfiorare il milione di euro, per gli alloggi più grandi.
La realizzazione dei «boschi nel cielo» è solo l’ultima invenzione dell’industria americana degli immobili di lusso, perennemente alla ricerca di servizi tanto innovativi (quanto, spesso, superflui) da proporre ai clienti per spingerli ad acquistare, pagando in genere un notevole sovrapprezzo. Ci sono società di costruzioni che hanno assicurato ai compratori di appartamenti cantine refrigerate per i vini, campi da baseball e squash, architetti di grido e perfino vicini vip garantiti. «Non sanno più cosa inventarsi per vendere una cucina», ha commentato disincantato perfino Thomas Balsley, l’architetto del paesaggio che ha progettato la foresta dei pini per il complesso in costruzione a New York.

Dal punto di vista tecnico però non mancano rischi e problemi di tenuta strutturale dei tetti e manutenzione. «Se Dio avesse voluto gli alberi sui tetti, li avrebbe disegnati diversamente», dice un altro architetto, Peter Rolland. Ma forse Dio non era interessato a vendere case da milionari a Manhattan.

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