Nicola, un veronese doc col pallino delle moto e l’amore per il design

Nicola, un veronese doc col pallino delle moto e l’amore per il design

da Verona

Qualcuno dovrebbe spiegare perché la Verona violenta dipinta da giornali e tv ha infierito contro un veronese doc. Nicola Tommasoli, 28 anni, laureato, di buona famiglia, un lavoro dignitoso, il disegnatore, una fidanzata, le serate a cazzeggiare con gli amici. Non è dato sapere da che parte votasse, ma c’è da sospettare che il primo a dissentire sulla definizione di delitto di matrice «nazista» sarebbe lo stesso Nicola. Perché questo ragazzo non era per nulla diverso da tutti i veronesi che, ogni giorno, lavorano sodo per meritarsi una vita decente?
«Codino, dammi una sigaretta». Questa è stata la domanda del branco. Sì, codino, perché Nicola aveva i capelli lunghi, raccolti da un elastico, come nella foto pubblicata dal quotidiano l’Arena che lo ritrae chino sul tavolo da disegno alla Dolphin Pack di Affi, l’azienda dove lavorava da qualche mese. Basta questo per farne un diverso? «Gli avevo fatto il colloquio di lavoro a fine gennaio - ha ricordato Elisa Zaninelli, una delle titolari della ditta - e abbiamo deciso di assumerlo immediatamente. La sua voglia di fare e la sua professionalità si percepivano subito».
Laureato allo Iuav di Venezia, alla facoltà di design e arti, appassionato del mestiere, Nicola Tommasoli non ha tardato a inserirsi nella realtà lavorativa che si stava dimostrando perfetta per le sue doti. Reduce da un lavoro temporaneo all’Auchan, perché a Verona e nel Nord Est se non si trova il mestiere sognato non si sta comunque con le mani in mano, neanche se si è di buona famiglia, si era subito gettato nell’approfondimento della tecnologia per le macchine da imballaggio. Che, magari, non erano le auto o le moto che sognava di progettare, ma che esigevano pur sempre competenza e fantasia.
«Aveva una passione folle per i motori - ha rivelato Riccardo Vischioni, ingegnere nell’ufficio tecnico della stessa ditta - e sullo sfondo del computer aveva un suo disegno della moto con cui correva Valentino Rossi. E non parliamo della sua Opel Calibra, un’auto sportiva che curava personalmente, anche nei ricambi».
Nicola, tutto lavoro, famiglia e fidanzata. Il codino, in questo quadretto, è il tocco del designer, lo sfizio di un veronese che non dipingeva certo i propri concittadini come un’accolita di nazisti. A lui bastava andare a prendere Erica, la sua ragazza di 24 anni, fuori dal negozio del centro dove lavorava, per progettare l’amore del futuro: in fondo, sempre di progetti si trattava. Progetti bruciati da una banda di delinquenti che non possono essere definiti nazisti per il semplice fatto che è difficile riconoscere in loro un pensiero, per quanto mostruoso.


Perché si è consumata la tragedia? Forse perché quei giovinastri non avevano fatto in tempo ad assaggiare la vita vera, fatta di un lavoro, sia pure a tempo determinato, davanti a un tecnigrafo, fatta di un’Erica che ti aspetta, fatta di una Verona che Nicola ha sempre visto bellissima e per niente nazista.

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