Niente cartelle cliniche, al Grassi è finita la carta

Roberto Filibeck

Doveva ritirare la cartella clinica di una degenza in ospedale, ma quando si è presentata allo sportello si è sentita rispondere che non potevano consegnargliela «perché abbiamo terminato la carta». Proprio così, avete capito bene. Accade al «Grassi» di Ostia - Asl Roma D -, struttura che serve un bacino d’utenza di oltre 300 mila persone. La malcapitata utente è una hostess di terra Alitalia, di 38 anni. Ieri mattina Luisa (chiamiamola così per preservarne la privacy) alzandosi di buon’ora, essendo ben consapevole dei tempi lunghi e delle file che occorre fare per disbrigare la pratica, si è recata in ospedale per ritirare una cartella clinica di una degenza risalente al 3 marzo scorso. Giunta davanti allo sportello ha preso dalla macchinetta salva-code il suo numeretto e ha quindi atteso pazientemente il suo turno. Quando è toccato a lei, ha presentato all’impiegata il foglio della degenza necessario per ritirare la pratica, ma dall’altra parte della vetrata si è sentita dire con grande disinvoltura: «Signora, siamo spiacenti, ma non possiamo consegnarle la cartella». A questo punto Luisa, inizialmente incuriosita, chiede spiegazioni. Secca la replica dell’impiegata. «Signora, nulla di personale naturalmente, ma abbiamo terminato la carta, non possiamo darle la cartella sanitaria né a lei né a nessun altro. Le ripeto: non c’è carta!». L’hostess inizia a perdere la pazienza. «Ma che è uno scherzo? Come avete finito la carta? Siamo in un ospedale, mi trovo nello sportello dedicato al rilascio delle cartelle sanitarie e voi mi dite che avete finito la carta?». «Sì signora, ha capito bene, che ci creda o meno le cose stanno così e io non posso farci nulla». Stupefatta Luisa chiede di poter parlare con un responsabile della Direzione sanitaria, ma anche in questo caso arriva puntuale il diniego. «In questo momento non c’è nessuno», taglia corto l’operatrice. Luisa perde la calma. «Va bene, ho capito, ma non me ne vado da qui se non mi mettete per iscritto questa assurda motivazione».
Arriva la beffa, oltre al danno. L’impiegata del Grassi su un foglio di carta (ma non era terminata?), le mette per iscritto quel che ha riferito ufficialmente all’utenza, ovvero che non poteva consegnare le cartelle perché erano esaurite le scorte di carta. Contattato da il Giornale l’ufficio in questione dell’ospedale, al telefono l’impiegata di turno non conferma né smentisce. Ma la vicenda non finisce qui. Luisa con quel foglio di carta in mano, prima di iniziare il suo turno di lavoro in aeroporto, si reca negli uffici di Polizia giudiziaria per presentare un esposto. Si sfoga con un ispettore e gli racconta l’assurda storia. Dopo una lunga serie di telefonate scarica-barile, l’ispettore, grazie alla sua solerzia, riesce ad arrivare all’assessorato alla Sanità delle Regione. Parla con un funzionario e dopo avergli spiegato la situazione, riesce a strappargli una promessa. «Ci informeremo su questa grave vicenda - riferisce la voce del funzionario dall’altra parte del filo - e ci adopereremo affinché la signora, al massimo entro domani (oggi, ndr), riesca ad avere la cartella sanitaria».

Soddisfatto l’agente riattacca il ricevitore e riferisce a Luisa quanto appena gli è stato promesso dalla Regione. Insomma, nella sanità regionale i pazienti debbono ormai conquistarsi tutto: persino una cartella clinica.

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