Hanno cercata di ammazzarla, la prima versione del suo libro lhanno fatta sparire e più volte hanno fatto irruzione in casa sua e nel suo ufficio per rubarle documenti preziosi, floppy disc e audiocassette. Ma lei non si è mai arresa ed è andata avanti imperturbabile per la sua strada. La signora in questione è Svetlana Broz, la nipote del maresciallo Tito. Classe 1955, direttore di diverse associazioni non governative, nel 2001 è diventata direttore dellassociazione «Il giardino dei Giusti di Sarajevo». Oggi tiene numerose conferenze in tutto il mondo sul conflitto nella ex Jugoslavia e sulle ragioni e le possibilità della pace. A Milano è giunta in questi giorni per raccontare alcuni aspetti della guerra in Bosnia per lo più «ignorati» dai media; aspetti che gettano una nuova luce su un conflitto che ha infiammato il cuore dellEuropa. «La realtà è ben diversa da quella presentata dai media - spiega - nonostante la guerra, moltissime persone di etnie diverse erano solidali e si aiutavano fra di loro, anche a scapito della loro vita stessa».
In questi anni la signora Brodz ha raccolto tutta una serie di testimonianze di «coraggio interetnico» da parte di bosniaci, serbi, croati nonostante gli odi fomentati dai nazionalisti che avevano tutto linteresse a tener separate le varie etnie. «Sono testimonianze preziose - osserva Gabriele Nissim, giornalista e saggista che si è sempre occupato della realtà politica e culturale dellEuropa orientale -. Il lavoro svolto da Svetlana Broz rientra in un progetto a livello mondiale che intende conservare la Memoria e diffondere i valori più nobili delluomo».
La conferenza «Memoria del bene e percorsi di riconciliazione» si svolge oggi dalle 9.30 alle 18 allUniversità di Milano-Bicocca, Edificio U6, Aula 4, piazza dellAteneo Nuovo, 1.
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