NON È COLPA DEGLI OLANDESI

Non vale la pena di commentare la rissa politica che subito è divampata dopo l’aggressione alla coppia di turisti olandesi. Le sceneggiate di esponenti della maggioranza e di esponenti dell’opposizione erano prevedibili, anzi immancabili: con scambi reciproci di accuse e riferimenti puntigliosi al passato prossimo o remoto. Molte dichiarazioni di maniera elargite ai mezzi d’informazione dai vari portavoce avrebbero potuto tranquillamente essere ignorate. Non lo può invece una dichiarazione del sindaco di Roma Gianni Alemanno.
Questi ha sostenuto che il grave episodio di violenza avvenuto nella sua città rappresenta «un caso limite perché i due turisti si sono accampati, girando in bicicletta, in un posto abbandonato da Dio e dagli uomini… La loro è stata una grave imprudenza». A rincarar la dose ha provveduto il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano affermando che ogni cittadino e ogni turista deve dare il suo contributo alla sicurezza. Evidentemente non l’hanno dato, il contributo, gli olandesi massacrati dai pastori stupratori.
Saranno anche stati imprudenti i coniugi olandesi. Ma ancor più imprudenti sono stati, dicendo ciò che hanno detto, il sindaco e il sottosegretario. Intendiamoci: la cautela, e la conoscenza del mondo, avrebbero dovuto consigliare a quegli ardimentosi del turismo povero di scegliere un altro itinerario, di non sostare in quel punto, di non fare affidamento sulle assicurazioni perfide dei pastori. Se pronunciate non dal primo cittadino della capitale italiana ma da un funzionario olandese - magari prevenuto contro il livello civile del nostro Paese - le parole di critica all’eccesso di fiducia dei due turisti sarebbero magari state, se non accettabili, comunque comprensibili.
Ma quando il sindaco di Roma definisce «abbandonata da Dio e dagli uomini» una parte del territorio al quale sovrintende c’è da trasecolare. Già è molto discutibile che sia abbandonato da Dio, il quale comunque non si è candidato alle elezioni per avere il Campidoglio. Ma abbandonato da Alemanno, questo non è ammissibile. Non lo è, almeno, per chi ritiene che, pur con tutti i suoi trascorsi o presenti difetti, Roma non abbia e non debba avere zone off limits, assimilabili alle peggiori favelas di Rio de Janeiro o ai dedali cupi di Calcutta. L’alibi secondo cui gli olandesi «se la sono cercata» (così un’altra volta imparano) è offensivo e autolesionista. Forse impareranno a non venire in Italia: loro e i loro connazionali che concepiscono il viaggio come un divertimento in libertà - anche faticoso - e non come un percorso sempre tutelato, a vista, da poliziotti.
Proprio questo sindaco e questo governo hanno molto promesso per la sicurezza. Non possono scaricare le responsabilità sulle vittime, quando succede un guaio.
Scrivo queste cose senza dimenticare né le negligenze e gli errori - in fatto d’immigrazione e di espiazione delle pene - d’una certa sinistra spensierata e cinica, che adesso strilla e si straccia le vesti per gli olandesi, né l’immane gravità dei problemi causati da un continuo flusso extracomunitario.

Che poi nel caso dei romeni non è nemmeno extracomunitario, è per nostra sfortuna comunitario. E allora diciamo chiaro e tondo che per la sua delinquenza la Romania è attualmente la vergogna d’Europa. Con i romeni dobbiamo prendercela, non con gli olandesi.
Mario Cervi

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