«Non invertiamo la tradizione»

È l'altra metà di Genova che sta a guardare. Quella che ieri mattina si è alzata e aprendo le finestre ha visto solo sciarpe e bandiere rossoblù appese ai palazzi di fronte. È l'altra metà di Genova preoccupata per la campagna acquisti al termine di una stagione incolore, mentre il presidente Enrico Preziosi annuncia ai quattro venti grandi colpi di mercato.
È la Genova blucerchiata che alla penultima giornata di campionato ha tentato di ritrovare l'orgoglio in un corteo che si è diretto dal centro della città allo stadio Luigi Ferraris, per poi spegnere la propria voce dopo aver salutato giocatori e allenatori che avevano chiuso un'era.
Perché il problema è la campagna acquisti, è il primo ciclo dell'era Garrone che si è chiuso al fischio finale di una disarmante gara tra Fiorentina e Sampdoria.
Nel day after c'è anche quella metà di Genova che osserva la festa e pensa a quello che sarà. Ma non è solo mezza città che sta a guardare, impassibile, il volo del Grifone. È anche la Genova pronta a combattere per cercare di essere competitiva nel prossimo campionato e soprattutto nel derby.
Così ieri i tifosi blucerchiati si sono armati di telefonino e computer e hanno cominciato il classico tam tam da era multimediale: «Da 25 anni siamo sopra al Genoa - recitava l'sms - e lo siamo stati per 51 volte su 61! Garrone, non vorrai invertire questa tradizione! Si riapre un ciclo, come cinque anni fa devi investire! Presidente fuori l'orgoglio e i soldi! Manda questa mail all'Uc Sampdoria e l'sms a tutti i doriani che conosci». Firmato: Gradinata Sud.
Cinque righe in cui si racchiude l'amarezza di una stagione senza grandi sussulti, una sorta di riassunto del comunicato diramato dagli Ultras la settimana prima di Sampdoria-Catania.


Poi, come da miglior tradizione di pacatezza blucerchiata, tutto era sfilato via senza troppo rumore, perché c'era ancora chi accendeva il televisore per seguire le ultime partite della serie B, e poi «maniman» c'è il Genoa che viene in serie A. Ora anche l'altra metà di Genova è uscita dal silenzio.

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