«Non sappiamo se Pessotto riuscirà a sopravvivere»

I medici di Torino: «Ha superato la prima fase, ma i rischi restano». Oggi nuovo intervento. E le figlie scrivono: «Papà ti vogliamo bene»

nostro inviato a Torino
Le piccole Federica e Benedetta hanno riempito i fogli di colori: «W Papà», «Papà ti voglio bene», e poi il giallo dei raggi, le nuvole sghembe. «Glieli porto su - dice la mamma Reana Pessotto - così appena apre gli occhi li vede». E le lenti a specchio coprono male le lacrime, «Gianluca sia ieri, sia oggi mi ha stretto la mano». È il segno che aspettava da quando martedì mattina il marito si è lanciato da un abbaino sui tetti in tegole della sede della Juve.
Anche se dà qualche segnale, il corpo di Gianluca è comunque affaticato, gli organi sono esausti. Ma l’ex terzino bianconero non molla all’ospedale Molinette di Torino. «Non sappiamo se sopravviverà - affermava in mattinata Paolo Donadio, primario della Rianimazione -. La situazione è straordinariamente seria, Pessotto gioca la sua partita e stanotte non ha subito gol». Una metafora calcistica che si ripete anche con il bollettino delle 17.40: «Le cause acute di morte immediata - spiega il primario - sono superate, ma adesso ha di fronte un percorso difficile. È come dire che ha fatto gol ed è 1-0 al 20' del primo tempo, ma questo non significa aver vinto la partita». Insomma, la fase più critica è alle spalle ma il peggio ancora non è passato: «Nelle prime 48 ore - aggiunge - Pessotto rischiava un cartellino rosso, cioè di morire in ogni momento. Per il resto della partita adesso sono possibili una serie di cartellini gialli». Le complicazioni iniziano infatti ad affacciarsi: «Il problema maggiore, quello che ora più ci preoccupa - spiega in conferenza stampa - rimane quell’ematoma a forma di spugna che rallenta il circolo del sangue, gli impedisce il ritorno dalle gambe al cuore, schiacciando i reni. Ne fuoriescono così delle sostanze che rischiano di affaticare i reni e di intasarli». Così oggi seppur non in pericolo di vita immediato, Gianluca rimane in bilico con una certezza che potrebbe durare parecchi giorni.
La sua seconda notte in ospedale è passata serena. Da solo. Con le infermiere che vigilavano sui monitor al quarto piano. I sedativi sono stati alleggeriti «perché vogliamo verificare se ci sono complicanze neurologiche agli arti ma non abbiamo riscontrato deficit significativi». Insomma, la prognosi non viene sciolta, rimane riservata e così fino a domenica. «È un quadro clinico gravissimo - afferma Marco Rapellino, direttore del Risk Management - si può ben comprendere se si pensa che l’impatto subito dal calciatore nella caduta è avvenuto a una velocità di circa 60 chilometri orari». «La funzionalità renale è attualmente in lievissimo peggioramento, con modesto incremento dei valori di creatinina. La presenza dell’ematoma comporta un aumento della pressione intraaddominale, con spostamento verso avanti degli organi». Superata questa giornata già stamane Gianluca tornerà sotto i ferri. Verrà portato al terzo piano, reparto ortopedia con il primario professor Antonio Solini che interverrà per la riduzione della lussazione del piede destro. Gianluca vivo. Lo vogliono tutti. La famiglia con Reana che ancora non ha detto niente alle due figlie, «Papà è fuori per la Juve». I tifosi che salgono da Napoli, Roma, un pullman da Milano, striscioni sui cancelli, parole gesti che accarezzano il cuore di Reana in un’attesa infinita. E il club, sbuca John Elkann: «L’unica cosa che conta adesso è di avere tanta pazienza e sperare che si salvi»; a piedi, di corsa e in silenzio l’ex portiere Antonio Chimenti, in serata l’ex amministratore delegato Antonio Giraudo.
Anche la squadra mobile della Questura vuole vederci chiaro. Mettere in controluce il passato più prossimo di Gianluca per conoscere quello che vorrebbero sapere tutti, la ragione del tormento. «Il segreto», lo chiama così il segugio della Mobile di Torino che consuma le scarpe da 48 ore per mettere insieme i tasselli di una vita solo in apparenza felice. Conosciuto il presunto «segreto» si capirà se questa scelta tremenda è stata determinata, istigata da qualcuno oppure risponde a una libera determinazione. Il procuratore capo Marcello Maddalena minimizza a chi gli chiede lumi, ma gli inquirenti non hanno mollato la presa e il fascicolo è ancora aperto.

Con, ad esempio, lo sviluppo dei tabulati del cellulare, individuando le ultime telefonate effettuate e ricevute. E sentendo loro, amici e conoscenti, per ricostruire gli ultimi giorni di Gianluca prima del volo che lo ha portato a un passo dalla morte.
gianluigi.nuzzi
@ilgiornale.it

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