«Non è scritto che dobbiamo morire»

Ci siamo. Dopo quasi cento anni di affannosa ricerca la scienza ha vinto la sua battaglia: la macchina in grado di leggere il pensiero è realtà. La scoperta si deve a un gruppo di ricercatori dell'University College di Londra, che hanno messo a punto uno scanner molto speciale. Il congegno segue le «tracce della memoria» e così mette a nudo la parte più misteriosa e affascinante del cervello: quella preposta al pensiero. In particolare alla «memoria episodica», quella più utilizzata dagli esseri umani perché «cataloga» gli eventi giorno per giorno e costruisce così la nostra storia.
Gli studiosi hanno sperimentato la macchina su dieci volontari. A ognuno sono stati fatti osservare tre brevi filmati tridimensionali, della durata di circa sette secondi. Protagoniste alcune avvenenti attrici impegnate a scrivere una lettera, a gettare una tazzina di caffè nel cestino e a salire su una bicicletta. Al termine del test, le «cavie» sono state sottoposte a una risonanza magnetica, nel corso della quale hanno raccontato quale scena del film ricordavano. La prova è stata ripetuta numerose volte, e le immagini sono state analizzate per registrare quali schemi di attività celebrale fossero associati a ciascun video. Infine, ai volontari è stato chiesto di ricordare le scene dei filmati a caso. A quel punto i ricercatori si sono resi conto che bastava osservare la tac, e quindi le reazioni del cervello, per essere in grado di individuare, con precisione matematica, quale parte del film fosse rievocata. Insomma, quando l'attrice saliva sulla bicicletta, la tac mostrava all'interno dell'Ippocampo segnali del tutto particolari, abbastanza simili da un individuo all'altro, nonostante si tratti di reazioni normalmente abbastanza diverse da una persona all'altra. Segnali che si ripetevano uguali a se stessi tutte le volte che i volontari ricordavano proprio quella scena.
Nel corso dei test, la macchina del pensiero è stata infallibile, nonostante si tratti di una tecnica ancora alle prime armi e con una limitata capacità di discriminare fra i pensieri. «Abbiamo scoperto che la memoria risiede nell'Ippocampo. Adesso finalmente sappiamo dov'è e abbiamo l'opportunità di capire come è conservata e come cambia nel corso del tempo - ha commentato soddisfatta Eleanor Maguire, responsabile del pool di ricercatori -. Non siamo ancora in grado di mettere una persona all'interno dello scanner e carpire tutti i pensieri, ma possiamo prevedere cosa sta per ricordare osservando l'attività del suo cervello. La nostra speranza è di poter utilizzare questa tecnica per aiutare i pazienti vittime di gravi danni celebrali».
La scoperta è senz'altro emozionante, viste le possibili applicazioni in campo medico.

E suggestiva, se si pensa agli sforzi compiuti nella storia per «rubare» i pensieri più nascosti: dagli elettrodi della famigerata macchina della verità, agli psicofarmaci che annullano la volontà e quindi la capacità di nascondere la realtà. È la privacy che genera qualche perplessità: in futuro non basterà più badare a quello che si dice. Presto bisognerà preoccuparsi anche di quello che si pensa.

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