Esistono attività in Italia di cui si sa e si parla poco, troppo poco. Discrete e concrete, queste attività si muovono in silenzio e lontano dai riflettori. Ma si muovono con profonda determinazione ed efficacia. Al punto da raggiungere traguardi importanti sulla scena mondiale e da rappresentare modelli aziendali da prendere a esempio. È questo il caso di Eni che a fine ottobre è entrata per il terzo anno consecutivo nella hit delle dieci aziende più performanti del pianeta per la sua reportistica di sostenibilità, secondo l'analisi condotta dal World Business Council for Sustainable Development, la principale organizzazione globale guidata dai Ceo di oltre 200 aziende sostenibili leader nel mondo, che ha valutato ben 168 top compagnie.
Eni è stata riconosciuta come esempio di buona pratica per l'allineamento del suo approccio strategico alla sostenibilità con la mission e i risultati della valutazione di materialità nel suo report «Eni for 2020».
Pubblicato a maggio, questo report scriveva nero su bianco l'obiettivo di raggiungere la completa neutralità carbonica di tutti i suoi prodotti e di tutte le sue operazioni entro il 2050, oltre a illustrare i più recenti risultati del percorso di decarbonizzazione e a rimarcare l'intenzione di contribuire al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite, sostenendo una transizione energetica giusta, capace di rispondere alla sfida del cambiamento climatico con soluzioni concrete ed economicamente sostenibili. «Siamo orgogliosi di questo risultato, che conferma la solidità della nostra strategia», ha commentato Claudio Descalzi, Amministratore Delegato di Eni. «Abbiamo elaborato un piano concreto, dettagliato, economicamente sostenibile e tecnologicamente provato, impegnandoci a raggiungere le zero emissioni nette entro il 2050. I nostri obiettivi sono chiari: vogliamo giocare un ruolo di leadership nella transizione, proteggendo l'ambiente e assicurando al tempo stesso energia a tutti, e il riconoscimento di WBCSD incoraggia i nostri sforzi in questa direzione», ha aggiunto il manager. Parole, le sue, che trovano sostanza e concretezza sui numerosi fronti sostenibili che l'azienda porta avanti con passo deciso e convinto. Tra questi spicca il recente avvio della produzione di carburanti sostenibili per l'aviazione (Sustainable Aviation Fuel o SAF) che rappresentano nel breve e nel medio termine un modo per contribuire significativamente alla decarbonizzazione del trasporto aereo. I SAF Eni sono prodotti solo ed esclusivamente da scarti e residui, in linea con la decisione strategica di non utilizzare olio di palma dal 2023. Eni prevede l'ambizioso raddoppio, entro il quadriennio, dell'attuale capacità di bioraffinazione. «È un risultato molto importante nel nostro percorso di decarbonizzazione, che prevede tecnologie innovative già disponibili e iniziative industriali concrete, e rispecchia pienamente il nostro approccio pragmatico alla transizione energetica. Vale a dire utilizzare la tecnologia per abbattere le emissioni nei settori che, come il trasporto aereo, pesano maggiormente a livello emissivo ma che allo stesso tempo devono essere alimentati poiché fondamentali per la crescita e lo sviluppo», ha spiegato sempre Descalzi. «Vogliamo affermarci come leader tecnologici nella transizione energetica, anche utilizzando competenze e asset tradizionali, e questo è un nuovo, significativo passo in quella direzione, nonché un importante contributo a livello di sistema». Non l'unico.
Perché la società, che conta 30mila dipendenti distribuiti in 68 Paesi, poco più di una settimana fa, ha concluso un'operazione di grande rilievo, firmando un accordo, questa volta legato al settore eolico.
Per la precisione ha rafforzato la propria presenza nel mercato dell'eolico offshore del Regno Unito con l'acquisizione di una quota del 20% nel progetto Dogger Bank C, ovvero la terza fase del più grande parco eolico offshore al mondo attualmente in costruzione.
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