«Non sono io l’assassino dello stiletto»

Hanno avuto una lite violenta. Una delle tante. «Ma io non l’ho ammazzata» ha ripetuto più volte ai carabinieri della compagnia di San Donato. I militari che conducono le indagini sull’omicidio di Antonia Bianco, però, non gli credono. E anche se l’uomo - un 37enne residente a San Giuliano Milanese - non è stato ancora iscritto dalla Procura di Milano nell’elenco degli indagati con l’accusa di omicidio volontario, potrebbe esserlo a breve.
Antonia Bianco, 43 anni, residente alla Bovisa con la madre 70enne e tre figli di 23, 12 e 5 anni, è stata uccisa alle 20 di lunedì 13 febbraio in via Turati 43, a San Giuliano Milanese, per strada. La donna - che è italiana ma ha vissuto con la famiglia in Argentina per diversi anni e parla correttamente lo spagnolo - quella sera si era incontrata con il padre del figlio più piccolo perché non voleva più che l’uomo incontrasse il bambino. Lei stessa si era allontanata da quel tipo violento dopo averlo denunciato a Milano per violenza e stalking, visto che la perseguitava e l’aveva picchiata più volte. Alla Bovisa, nella scuola materna pubblica frequentata dal bambino (che porta il cognome della mamma, ndr) la storia di questa donna la conoscono un po’ tutti. «Lei lottava per i suoi diritti - spiega una signora che porta il nipotino nello stesso asilo frequentato dal bimbo di Antonia -, me lo aveva detto la nonna del piccolo, la madre della morta insomma. È stata lei, dopo il decesso della figlia, a spiegare ai parenti dei compagni di scuola del nipotino che non poteva essere morta d’infarto. “Non si tratta di una morte naturale - aveva detto -, Antonia non ha mai avuto problemi di cuore. Mia figlia è stata uccisa da quel pazzo: stiamo solo aspettando l’esito dell’autopsia“».
L’autopsia - una sola, fatta all’istituto di medicina legale di piazzale Gorini, a Milano - dà esito positivo: Antonia è stata uccisa con uno spillone, uno stiletto, o, comunque, una lunga lama sottile che le è stata infilata nel torace, appena sotto il seno. Di quella ferita, quasi impercettibile, se n’erano accorti i medici del Policlinico San Donato quando la donna, quella sera del 13 febbraio, era arrivata in ospedale. La poveretta, soccorsa da un’ambulanza del 118 di Milano in via Turati, dove si era accasciata sul marciapiede, sembrava, in preda a un malore, era arrivata in ospedale con un arresto cardiocircolatorio ed era morta poco dopo. I medici notarono quella goccia di sangue, anche se la prima lesione che attirò la loro attenzione durante l’ispezione cadaverica post mortem era stata una lesione sullo zigomo sinistro che sembrava essere stata causata da una forte sberla o addirittura da un pugno. E così avvertono i carabinieri.
Ad avallare la tesi che la morte non fosse naturale la testimonianza della madre di Antonia. La donna dice subito ai carabinieri che la figlia non può essere morta per un infarto. «Era gracile, mingherlina, ma non aveva problemi di salute e soprattutto di cuore - aveva dichiarato l’anziana ai militari -. È stato quell’uomo a ucciderla, ne sono sicura.

Lei lo aveva denunciato per stalking e lesioni perché l’aveva picchiata più volte e non si rassegnava alla fine della loro relazione». L’anziana si affida anche un avvocato. E ora spetta giustizia. Per sè e per i suoi nipoti.

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