Nostalgia Da presidenti a comparse

di Riccardo Signori
Il de profundis in onore di chi? Dei presidenti del bel tempo che fu? Di un calcio che, qualche volta, aveva il cuore al posto del portafoglio? Della solita tiritera che accompagna il passato: quanto era bello, quanto erano bravi, simpatici, ecc... No, l’alzabandiera della famiglia Matarrese dimostra che non c’è più pallone a rendita sicura. La nobile famiglia democristiana è la dimostrazione vivente che con il football quasi mai si perde, certo si guadagna, e l’indotto (politica o altro) è nettamente superiore alle scocciature. Tonino Matarrese potrebbe far lezione da santone universitario. Ma era meglio quel calcio o questo? Perchè mai i patriarchi lasciano e presidenti appassionati e facoltosi cominciano a stringere la borsa? Non è solo questione di economia ed economie. In realtà il pallone è sfuggito di mano a quasi tutti, tranne ai calciatori e ai procuratori. Oggi un presidente conta quasi niente. I tempi di Dino Viola e Ivanoe Fraizzoli, Giussy Farina e Costantino Rozzi, Paolo Mantovani e Giampiero Boniperti avevano il loro nero (anche di bilancio) ma ti lasciavano il senso del pane fatto in casa. Erano duri o furbi, straricchi o ingegnosi, grande senso degli affari ma anche ottime capacità di intendere calcio, valutare i giocatori e se prendevano la fregatura, erano altrettanto capaci di renderla. Pagavano i giocatori ma sapevano sfruttarne le debolezze. Erano più presidenti e meno manager. Da Moratti senior in poi tanti hanno voluto mettere becco nelle formazioni, ma erano così smaliziati da evitare di farlo raccontare.
Oggi i presidenti hanno intorno una corte che fa miracoli solo usando i loro danari a ripianare i bilanci. Sono i pilastri del sistema calcio, ma rischiano che il sistema li renda comprimari ad uso e consumo del tifo e degli sfizi dei calciatori. Certo, c’è chi si fa largo a forza di proclami e di urla nel vento (De Laurentiis e qualche altro). Ma oggi un presidente capisce meno di pallone di quanto se ne intendessero un Giussy Farina o un Costantino Rozzi. E quelli che avrebbero fiuto e capacità stanno mollando. Per esempio: Berlusconi era un fenomeno dieci anni fa, oggi ha l’occhio distratto.

Moratti ha sbagliato tanto, ma talvolta non si è fidato delle sue intuizioni (leggi Messi, oppure il no a Quaresma) e continua a pagare. Fino a quando? Però è vero che, senza i due signori di Milano, il calcio rischia un altro crac. Forse peggiore di quelli provocati da Moggi e le mille verginelle.

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