Notai in trincea: «Prodi scorretto A rischio duemila posti di lavoro»

Paolo Piccoli, presidente del Consiglio nazionale della categoria: «Prima delle elezioni ci aveva promesso concertazione, poi non ci ha mai convocati»

Giuseppe Salvaggiulo

da Milano

Paolo Piccoli, presidente del Consiglio nazionale del notariato (l’ordine professionale della categoria), ha trascorso la domenica nel suo studio per studiare il decreto Bersani. Si è consultato con i venti colleghi del Consiglio. Giovedì si riuniscono a Roma per decidere come reagire.
Non c’è proprio niente che vi piace in questo decreto?
«Alcune cose buone ci sono nella lotta all’evasione e all’elusione. Noi lavoriamo per la legalità, non possiamo che essere d’accordo».
La cosa che le piace di meno?
«Il metodo: inaccettabile. Hanno scelto il decreto legge solo per evitare il confronto».
Senza il blitz - dicono - si sarebbe bloccato tutto.
«Ricordo che Prodi ci riunì a Bologna il 20 marzo e disse: “Create una rappresentanza unitaria, vi convocheremo e ogni intervento sarà discusso con voi”».
Dopo le elezioni vi ha chiamati?
«Mai».
Quando avete saputo del decreto?
«A giochi fatti dai mass media».
Ha sentito i suoi colleghi: reazioni?
«Spiazzati come me. Tutti d’accordo: una grave scorrettezza».
La concertazione rischia di frenare le riforme.
«Il riserbo non mi scandalizza. Ma ho l’impressione che la concertazione, come la intende il governo, ricorda “La fattoria degli animali” di Orwell, dove qualcuno è più uguale degli altri».
Che cosa intende dire?
«Che con qualcuno - Confindustria e sindacati - si concerta tutto in riunioni ufficiali a Palazzo Chigi. Con noi neanche ciò che incide direttamente sulla professione».
Entriamo nel merito. Non si va più dal notaio per il passaggio di proprietà di un’auto usata.
«Nulla di nuovo: era già stato previsto dal governo Berlusconi. Mancava solo un regolamento, era quasi pronto. Non serviva una norma così tranchant».
Con il decreto la riforma entra in vigore subito.
«La voglia di mostrare i muscoli ha partorito un provvedimento frettoloso».
Un risparmio per i consumatori.
«Quanta demagogia: nel decreto si parla di gratuità, ma “fatti salvi i diritti di segreteria”. Cioè l’equivalente del nostro onorario. Solo che noi prendevamo dai 7 ai 30 euro più Iva. Voglio vedere se in Comune costerà meno».
È la concorrenza: decideranno gli utenti.
«Dimostreremo di essere più competitivi. Ma rivendichiamo pari condizioni: ci diano la trascrizione telematica come le agenzie automobilistiche. Se no che concorrenza è?».
Contraccolpi occupazionali?
«Nel settore auto lavorano con noi 2/3mila impiegati. Vedremo. Non sarà facile riassorbirli».
L’abolizione delle tariffe minime è «rivoluzionaria»?
«Una follia. Di fronte a prestazioni obbligatorie per legge, come si fa se notaio e cliente non si mettono d’accordo sull’onorario? Non possiamo rifiutare un servizio».
La possibilità di fare pubblicità vi disgusta?
«Figuriamoci. Un anno fa siamo stati i primi notai in Europa a introdurre la pubblicità informativa e verificabile. Alcuni di noi hanno aperto siti internet».
È contrario all’ingresso nel mercato delle società di persone e di quelle tra professionisti?
«Il testo rischia di creare un equivoco: l’ingresso di società di capitali è inaccettabile. Gli studi legali sarebbero a rischio di infiltrazione criminale. Quanto alle società tra professionisti, per noi notai la questione è pericolosa. Esercitiamo funzioni delegate dallo Stato, servono garanzie per tutelare indipendenza e terzietà».
Prodi annuncia nuovi provvedimenti sulle professioni.
«Vuole più mercato? Faccia provvedimenti su energia, telecomunicazioni, pubblico impiego. E anche sulle trattenute automatiche in favore dei sindacati».


Farete uno sciopero?
«Non lo escludo, ma mi sembra improbabile. Non è mai successo, questa è una categoria responsabile. Sa, noi siamo pubblici ufficiali. Certo, anche i magistrati lo sono, eppure...».
giuseppe.salvaggiulo@ilgiornale.it

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