Novi: «Bisagno usa gli industriali contro di me come una clava»

Dura replica del presidente dell’Authority alle accuse del titolare della «Mariotti»

Novi: «Bisagno usa gli industriali  contro di me come una clava»

(...) Una replica, quella di Novi, va detto subito, assolutamente obbligata dopo che Bisagno ha annunciato una importante commessa ricevuta da Carnival e l’intenzione di trasferire parte dell’attività in Friuli per mancanza di spazio e considerazione da parte dell’Authority di Palazzo San Giorgio. «Ai cantieri Mariotti abbiamo offerto sempre il massimo della collaborazione» è l’esordio perentorio del broker internazionale «prestato» da un’intesa bipartisan all’istituzione portuale. Arrivano subito i particolari: «Loro, i cantieri Mariotti, hanno avuto una bella commessa e noi abbiamo messo a disposizione tutto quello che potevamo, non solo per l'allestimento e il riempimento delle navi ordinate da Carnival, ma addirittura abbiamo suggerito di realizzare qui gli scafi».
Pesa, dunque, la dichiarazione che Bisagno sia «costretto» a emigrare per costruire gli scafi di due navi da crociera commissionate dal gigante di Miami. Novi non ci sta. E invita Bisagno allo stesso tavolo per un contraddittorio davanti ai giornalisti. Ma il presidente di Confindustria Genova, impegnato altrove, non si fa vedere, lasciando a Novi onori e oneri - soprattutto i primi - dell’esternazione. Infatti: «Innanzitutto voglio esprimere il mio sdegno» riattacca il padrone di casa di Palazzo San Giorgio, con la grinta dello skipper temprato dai “Quaranta Ruggenti“ dell’oceano. E spiega: «L'associazione industriali viene usata come una clava per conto dei cantieri Mariotti. Chiedo che per questo gli associati intervengano». Lanciato il siluro del conflitto di interessi, Novi carica l’altro: «Mi auguro che le navi si facciano qui e ci tengo a precisare che le nostre risposte ai cantieri Mariotti sono sempre state positive, immediate e circostanziate». Per essere ancora più convincente, il presidente dell’Autorità portuale tira fuori gli assi dalla manica: una lettera indirizzata ai vertici dei cantieri Mariotti datata 10 novembre, e il canone annuale pagato dai medesimi, «che è di assoluto favore, come del resto per tutti gli altri operatori del settore delle riparazioni navali». La somma uscita dal portafoglio di Bisagno: 90mila euro, a fronte della disponibilità di 8.397 metri quadrati di superficie coperta (di cui 1.750 adibiti a uffici) e 13.717 metri quadrati di superficie scoperta, oltre le banchine e l’utilizzo di ulteriori 385 metri quadrati «scoperti». Non basta: ormai Novi vuole stravincere. E sottolinea di aver segnalato la disponibilità di uno dei bacini (il quarto) per la costruzione degli scafi e delle banchine dell'ex superbacino - quest’ultimo regalato ai turchi, ndr - per l'allestimento, confermando inoltre l'adesione da parte di Ente Bacini Spa, la concessionaria a maggioranza Autorità portuale preposta alla gestione e all'utilizzo dei bacini e al coordinamento delle attività di riparazioni in ambito portuale.
«Ma l'offerta del quarto bacino - insiste Novi - non è stata giudicata interessante in relazione all'insufficienza delle aree circostanti per l'allestimento dei prefabbricati. Siamo stati quindi informati di una trattativa in corso per l'utilizzo di 50mila metri quadrati per la costruzione degli scafi. Anche in questo caso l'Authority ha offerto la massima collaborazione assicurando l'immediato cambio di destinazione dell'area da commerciale a industriale. Tuttora siamo in attesa di una risposta». Alle perplessità di carattere economico espresse da Bisagno circa la gestione da parte dell'Ente Bacini, il presidente replica ancora al curaro, solo mitigato dall’abituale aplomb anglosassone: «Non esiste un subaffitto o una subconcessione, esistono dei canoni determinati dall'Autorità Portuale».
È solo una breve pausa. Poi Novi dismette il fioretto e torna a impugnare la sciabola, tenendo pronta la scure: «Mi attaccano - si infervora - perché sono andato a toccare i privilegi, e cioè canoni non pagati dai proprietari e lavori portati a termine e liquidati dell'Autorità portuale anziché dei concessionari. Questi privilegi andavano e vanno interrotti, tutti devono essere messi nelle stesse condizioni». Un fendente va a tutte le aziende dei riparatori navali: «In maggio ci sarà una grande fiera del settore a Oslo, abbiamo affittato uno stand da 50 metri quadrati invitando gli operatori a partecipare. Eppure pochissimi hanno risposto a questa occasione assolutamente imperdibile». C’è ancora tempo per l'annuncio che il 17 gennaio il Consiglio superiore dei lavori pubblici darà il parere definitivo sulla realizzazione del sesto bacino di carenaggio e sul riempimento tra i ponti Ronco e Canepa.


Ma quando i taccuini stanno per chiudersi, Novi cala un’altra carta pesante: l’interesse a investire nel porto che è stato espresso esplicitamente da due prestigiose istituzioni finanziarie, l’australiana Macquarie e la Royal Bank of Scotland. A Novi torna il sorriso. O forse solo un’increspatura delle labbra. Troppo poco per capire se la querelle è in archivio, o momentaneamente in bacino di carenaggio.

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