Nulla di casual per i nuovi sognatori

Paola Bulbarelli

da Milano

I sogni aiutano a vivere meglio? Se è vero, la moda ha colto al volo l’occasione e ha fatto dei sogni la fonte di maggiore ispirazione. Gli stilisti si sognano di tutto per poi tradurlo in collezioni vere e proprie che però di immaginario hanno ben poco. Ciò che conta è vendere e non c’è nulla di più lontano da un sogno che il business. Byron sognava ma non sapeva mai quante sterline aveva nel borsellino. Si parla degli eroi di qualsiasi tempo, dei miti storici più antichi, dei personaggi che rappresentano il nostro passato più glorioso. E ciò che ne esce è spesso qualcosa di assolutamente intrigante e piacevole che scatena la voglia di possederlo. Forse il sogno sta lì. Nella capacità di stimolare le voglie e i capricci attraverso pezzi raffinati, spesso lussuosi, sempre eleganti. Ormai anche il cosiddetto streetwear è diventato un modo di vestire ordinato e curato e il casual, senza nessun rimpianto, è quasi sparito dalla scena. Lo dice Miuccia Prada ed è già un diktat. E anche Frankie Morello (marchio prodotto dal gruppo Gerani) e ben noto per le sue eccentricità, si è adeguato con una serie di impeccabili abiti in velluto che di stravagante hanno solo il colore acceso dal pavone al rosso al verde college. Qui il sogno (Dreamorello) va oltre e arriva al frak-ottò, ovvero un frac con le spalle imbottite di piumino da portare dalla mattina alla sera.
Per gli stilisti Maurizio Modica e Pierfrancesco Gigliotti il divertissement sta nelle maxicamicie e maxipull (anche fino al ginocchio) che uscivano da giubbotti, panciotti e piccoli giacchini sartoriali un po’ rubati ai personaggi di Tim Burton. Si passa da La sposa cadavere a Via col vento arrivando da Gaetano Navarra che come punto di partenza prende le guerre secessioniste Old America. Le silhouette sono asciuttissime di quasi tre taglie in meno per esaltare le forme scolpite, come nell’Accademia dei muscoli dell’illustratore Tom of Finland. Bomberini da sceriffo e micro trench dritti col colletto rotondo, pantaloni internamente di jeans e fuori di velluto o di pelle portati con stivaloni da duro. Soffici giacche col collo di marmotta. Non mancano gli abiti così come le felpe e le camicie dove volano le aquile dei biker: ricamatissime. Quasi quanto lo smoking, abbagliante, spruzzato di polvere di Svarowski firmato da Pignatelli.
C’era pure Patty Pravo a festeggiare i 40 anni della canzone Ragazzo triste. Che nulla a che vedere con i ragazzi dello stilista torinese ben contenti di sfilare prezioso denim con trame d’oro vero (5000 euro un paio di jeans), pellicce di cincillà foderate di tela jeans, completi bianchi alla John Travolta e scarpe da rock star con tacco da sette centimetri (5 esterni 2 interni). Da rock’n roll invece gli stivali di J.Lindberg dove anche il look è influenzato dalla musica.

Colori scuri per pantaloni asciutti e bomber di pelle. Altro lusso da Strenesse con giacconi foderati di visone o da Ferragamo dove gli accessori erano a dir poco straordinari: stivali in coccodrillo da polo gialli e grigie in pandan borse di tutte le misure.

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