da Torino
Il pianto veniva dal mare, dalle acque al largo di Malta dove un'imbarcazione carica di 27 immigrati, tra cui due bambini, stava fallendo drammaticamente il suo viaggio della speranza. Un pianto disperato che una torinese d'adozione, eritrea di nascita, ha raccolto dal suo cellulare. Un'invocazione di aiuto che lei, ex profuga in fuga 10 anni fa dal suo Paese, prontamente ha girato alle forze dell'ordine che hanno attivato e portato a termine felicemente i soccorsi.
Il cellulare è squillato attorno all'ora di pranzo e lei, la sua proprietaria, subito ha pensato che a chiamarla fosse uno dei figli, che l'avvertivano del loro rientro a casa: «Ho risposto al telefonino e non capivo che cosa mi stessero dicendo. Sentivo piangere, urlare. Chiedevano aiuto, stiamo morendo gridavano. Mi hanno dato le coordinate, che erano al largo di Malta, a nord di Siracusa. Non li conoscevo e tuttora non li conosco, ma ho subito realizzato che c'erano persone in pericolo e allora ho fatto il numero del 113». La catena dei soccorsi è scattata immediata fino ad arrivare ai destinatari. Ora dalla sua casa di Torino, l'angelo che ha colto il loro Sos, ripensa alla fuga di dieci anni fa dall'Eritrea. Anche la sua è stata un'odissea che lha portato a tentare la via del mare per dare un futuro sereno ai suoi figli. «Ci sono riuscita. Dopo essere stata regolarizzata, aver trovato un lavoro, ho ottenuto il ricongiungimento famigliare. Ora sono felice. Sono infermiera in un ospedale, i miei ragazzi studiano. Spero che un giorno siano felici anche tutti coloro che ieri si sono salvati».
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