Roma - L’ultima del nuoto italiano? Affidarsi al Papa. Chissà non abbia più influenza di Castagnetti, che poi sarebbe il nostro pluridecorato ct. L’idea è di Paolo Barelli, presidente di una federazione che oggi tira i conti delle medaglie e, fra qualche tempo, dovrà far di conto con un bilancio in forte perdita, costi e ricavi delle piscine. S’avverte odor di guerra di palazzo, il Coni non vuole scherzi. «Andiamo avanti con la benedizione papale, così ci evita la sfortuna». Il termine era un pochino più volgare ma, se non a lui, almeno a chi scrive viene il dubbio che la battuta non sia proprio raffinata.
Chiusi i mondiali, guardiamo la realtà. Non quella dei record patacca, regalata dai costumoni che Max Rosolino ha ribattezzato «gommoni», ma quella del nostro nuoto. Doveva essere un mondiale in rosa e così è stato. Peccato sia stato anche in rosso. Dietro a Pellegrini e Filippi, straordinarie dame di compagnia dei nostri sogni di gloria, c’è stato un segnale di impotenza o forse di stand by. L’Italia si è conquistata 10 medaglie (4 ori), le donne hanno fatto raccolto, gli uomini (oro di Cleri a parte) hanno annaspato. Ieri Marin e Colbertaldo hanno incassato le ultime delusioni. E lo sconcertato fidanzato d’Italia (7° nei 400 misti) ha perfin fatto piangere la sua divina Fede, che poi, un po’ civettuola, è andata a chiedere se le lacrime si erano viste in tv. Voleva o non voleva? Questo è il problema. Le medaglie di legno (4° posto) sono nove.
Il solito quasi gol. «Non siamo gli Stati Uniti o l’Australia. I risultati sono stati buoni, non eccezionali», ha spiegato Barelli. Con i dovuti distinguo. «Il nuoto sincronizzato è arrivato alla prima medaglia. I tuffi sono ai primi posti nel mondo. Il nuoto di fondo ha raccolto un successo tecnico agonistico. Male la pallanuoto, ma siamo nel mezzo del rinnovamento. Pellegrini e Filippi hanno confermato la leadership e si spera trascinino i giovani». Visti in numeri, solo a Fukuoka 2001 l’Italia conquistò più medaglie (13). Qui ci sono stati tre record del mondo, sei europei, 23 italiani (l’ultimo di Colbertaldo dopo uno strepitoso 1500 m., in cui ha mancato l’aggancio al cinese Sun e al bronzo), 28 primati personali, 11 finali raggiunte: 7 dai maschi più due staffette, 4 dalle solite due più una staffetta.
Guardando il bicchiere mezzo vuoto, un mondiale in casa di solito porta sostanza in più. Replica Castagnetti: «Bisogna saper aspettare e costruire. I giovani promettono bene. Dico Scarcella, Di Pietro, Maglia, Belotti, Giorgetti, Di Tora, Lestingi. Saranno l’ossatura per l’Olimpiade di Londra. È stato un mondiale illuminato da due ragazze, il resto passa in secondo ordine. Semmai nel futuro dovremo usare meglio la tecnologia per migliorare i dettagli in allenamento».
Ma il rosa del mondiale diventa azzurro sbiadito ascoltando sussurri e grida. Rosolino ha fatto intendere: «Anche i tecnici devono migliorare, darci qualcosa in più, sennò non si va avanti». E il connubio con Castagnetti si è chiuso. La Pellegrini punta sugli Usa per scoprire qualcosa. Viaggio non proprio apprezzato dalla federazione. «Quando ci avvertirà di quanto vuol fare, valuteremo». Conflitto sottotraccia, che ogni volta rischia di portare al caso. «Polemica che non esiste», ha sostenuto Barelli. Però è vero che la ragazza d’oro forse si sarebbe negata al bacio, se fosse stato lui a premiarla sul podio. Ori argenti e bronzi non nascondono qualche difetto di preparazione (dubbio che serpeggia in alcuni atleti), limiti di gestione.
Anche le altre nazioni portano i giovanissimi ai mondiali, ma con quelli vincono. E i costumi col trucco li usano tutti. «Siamo fortissimi tra i giovani, abbiamo fatto razzia agli europei juniores. Vedrete a Londra». Lo garantisce Gianni Gross, un’icona del nostro nuoto. Val la pena credergli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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