La nuova frontiera della paura è in agguato nei videogiochi

Il tema della lotta per la sopravvivenza ha una radice interattiva

La nuova frontiera della paura è in agguato nei videogiochi

Si discosta dalla trama originale, e non di poco, l'It appena uscito nelle sale cinematografiche. Con un'atmosfera più vicina ai Goonies e a Stranger Things che ai ritmi narrativi di Stephen King, si tratta di un horror molto diverso dalla miniserie del 1990. Non è facile, del resto, reggere il confronto con una tradizione che negli ultimi cent'anni ha assunto connotati quasi proteiformi. Dal Nosferatu di Murnau al gore nipponico, passando per esorcismi, mostri, fantasmi, case infestate e bambole assassine, le paure su pellicola sembrano aver toccato il fondo delle nostre ossessioni.

Oltre al capolavoro Insidious di James Wan, all'Annabelle di Leonetti, alla trilogia The Purge di DeMonaco e alla serie di Saw, il Duemila si lascia alle spalle un repertorio ricco ma che non brilla di originalità. Oltre al recente The Mummy (che forse sarebbe stato meglio lasciare nel sarcofago), il panorama si divide tra remake americano-giapponesi e serie tv come The Walking Dead, American Horror Story e Supernatural, a cui si aggiungono i lavori di Rob Zombie, il bel 28 giorni dopo di Boyle e una serie pressoché infinita di splatter in cui stuoli di sprovveduti teenager vengono fatti a pezzi dal serial killer o dal mostro di turno. Uno per tutti, Non aprite quella porta, ispirato all'omonimo film girato da Tobe Hooper nel 1974.

Tralasciando l'insipido horror storico The Witch di Eggers e l'ennesimo riadattamento di Io sono leggenda di Richard Matheson, giungiamo alla vera novità: i videogiochi. Alcuni di essi sviluppano autentiche trame narrative come Silent Hill, Resident Evil e Alone in the Dark, tradotti su pellicola con esiti non sempre esaltanti. I più recenti e spaventosi: Evil Within e Until Dawn. È la diffusione di queste paure interattive ad aver ispirato Stay Alive (2006), in cui un gruppo di ragazzi se la vede con la dama-fantasma imprigionata in un videogame survival-horror. A far da tramite con gli anni Novanta troviamo infine The Blair Witch Project, che tanto scalpore fece per nulla, insieme a due inossidabili capolavori: The Sixth Sense di M. Night Shyamalan e Dracula di Francis Ford Coppola. Accanto a un must del genere slasher come Scream.

Sarebbe inutile elencare i sequel e i cloni girati tra gli '80 e i '90 di due pellicole rivoluzionarie, Lo squalo di Spielberg (1975) e Alien di Ridley Scott (1979). Il mare e lo spazio diventano grazie a essi insondabili dimensioni del terrore, affiancandosi ad altri due titoli destinati al successo: Venerdì 13 e Nightmare. Ricordiamo inoltre The Evil Dead di Sam Raimi per la citazione del Necronomicon di H.P. Lovecraft e il brillante Poltergeist di Hooper/Spielberg. Ma questo è anche il momento di Carpenter (La cosa, Christine e, più tardi, Vampires e Halloween). In Italia, Dario Argento e Pupi Avati.

Oltre allo Shining di Kubrick (capolavoro del cinema nonostante l'infedeltà a King), non è possibile chiudere la carrellata degli anni '80 senza citare Clive Barker, che con i film tratti dai suoi romanzi imposta un nuovo approccio all'horror. Hellraiser, Cabal e il recente adattamento del racconto Macelleria mobile di mezzanotte si spalancano davanti ai nostri occhi come portali di inferni onirici. Resta ancora insuperato, però, L'esorcista di William Friedkin (1973), da cui derivano dei sequel e una recentissima serie tv. E tra i vari film dedicati al diavolo tra i '60 e i '70 sarebbe pure il caso di ricordare anche Rosemary's Baby di Roman Polanski (1968), tratto dall'omonimo romanzo di Ira Levin. Dello stesso anno è L'alba dei morti viventi di Romero, destinato anch'esso a eterni sequel, adattamenti e remake. Poi ancora Polanski, nel 1967, anche in veste di attore, nel grottesco Per favore non mordermi sul collo!. Proseguendo in discesa, ci si imbatte in due perle di Hitchcock: Gli uccelli (1963) e Psycho (1960).

Infine i classici degli anni '50, con le indimenticabili interpretazioni di Dracula di Christopher Lee e quelle di Vincent Price per gli adattamenti ai racconti di Poe

operati dal regista Roger Corman. Chiudo con La notte del demonio (1957) di Jacques Tourneur: un bianco e nero che sfida l'incubo mostrandoci il diavolo a cavalcioni di un treno. Altro che clown, sarebbe il caso di dire.

MSim

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