La nuova Telecom convince la Borsa Ma solo a metà

I titoli chiudono in rialzo (1,4%) ma Pirelli cede il 5%. La sorpresa per le parole di Prodi e il giallo della nota di Palazzo Chigi dell’8 settembre

Marcello Zacché

da Milano

La Borsa ci ha messo un po’ a capire cosa succederà in Telecom. Ma alla fine ha premiato i titoli del gruppo guidato da Marco Tronchetti Provera, che hanno chiuso in rialzo dell’1,4% a 2,29 euro, con scambi molto intensi (è passato di mano il 3% del capitale). Ci ha messo un po’ perché in apertura gli ordini erano invece di vendere i titoli, che hanno perso quasi l’1%: forse perché lo scorporo della Rete e di Tim non è stato capito fino in fondo. Così come la svolta industriale di Telecom, che da società di tlc integrate fisso-mobile cambia in media company (che si concentra sulla diffusione di contenuti video tramite la banda larga), non è stata condivisa. O forse perché lo scorporo di Tim avrebbe presupposto anche l’annuncio della sua cessione.
Con il passare delle ore, però, gli acquisti hanno cominciato a prevalere. Soprattutto nella convinzione che Tim è irrinunciabilmente destinata a finire sul mercato. Il che significa per Telecom un incasso futuro (Tim Brasile compreso) nell’ordine dei 40 miliardi. Inoltre è arrivata da Moody’s la conferma del rating sul gruppo (BAA2), con prospettive (outlook) stabili. Conferma che ieri era stata messa in discussione da un’altra agenzia di rating, S&P.
Il resto della scuderia Tronchetti ha invece pagato dazio. Ti Media, la controllata da Telecom a cui fa capo La7, ha ceduto il 3,4% a 0,38 euro per le perplessità sul suo futuro. A cominciare da Pirelli, che ha ceduto addirittura il 5,1% a 0,76 euro, annullando gran parte delle aspettative degli scorsi giorni (da inizio settembre aveva guadagnato fino al 12%). Il mercato si aspettava l’annuncio di un superdividendo per gli azionisti di Telecom (ricordiamo che il primo socio del gruppo di tlc è la holding Olimpia, con il 18%, che è a sua volta controllata da Pirelli all’60%). Ma il cedolone, almeno per ora, non c’è. Lo ha detto anche Tronchetti agli analisti nella conference call sui risultati Pirelli: «È una domanda a cui non posso rispondere. Non abbiamo preso alcuna decisione di vendere e non sappiamo in caso di vendita quanto ricaveremo». Lasciando quindi, è evidente, una porta aperta. Per lo stesso motivo è scesa anche Camfin (la controllante di Pirelli) del 3,6% a 2,07 euro.
In casa Telecom la reazione del mercato è stata presa con tranquillità, essendo l’operazione di riassetto un percorso che durerà sei mesi e che presenta ancora molte variabili inespresse. Quello che certo non è stato gradito, suscitando non poca sorpresa, è stata la reazione negativa del governo. Nessun comunicato ufficiale e nessuna dichiarazione di Tronchetti. Ma l’ambiente è rimasto colpito, soprattutto alla luce della nota di Palazzo Chigi che solo 4 giorni fa, smentendo un quotidiano, «riguardo a un ipotetico altolà alla vendita di Tim da parte del presidente del Consiglio» aveva emesso una «secca smentita».

Aggiungendo che coloro «che attribuiscono al governo intromissioni ultimative sulle scelte e le politiche industriali di società italiane e internazionali vanno esattamente nella direzione opposta rispetto alle impostazioni di un esecutivo che ritiene importante tutelare l’autonomia e i progetti delle grandi aziende italiane».
La semestrale della Pirelli, approvata ieri dal consiglio, ha registrato ricavi in crescita del 7,2% a 2,4 miliardi e un utile netto in aumento dell’8,7% a quota 193 milioni.

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