Nuova Zelanda in meta Il mondo è tutto nero

Nuova Zelanda in meta Il mondo è tutto nero

AucklandAlza la coppa Richie, alzala come David Kirk in quel lontano 1987. Per la seconda volta nella storia la Nuova Zelanda è campione del mondo. Ma che sofferenza nella notte di Auckland. La vittoria è di misura, 8 a 7 nella finale più bella di sempre. Vincono soffrendo gli All Blacks, perché la Francia è un’altra cosa rispetto a quella della sconfitta contro Tonga nella prima fase e delle vittorie risicate contro Inghilterra e Galles. Masticano amaro i francesi. Tengono gli All Blacks fino all’ultimo con il cuore in gola ma non basta. La differenza la fa uno come Stephen Donald che al mondiale è arrivato mentre stava facendo surf. L’infortunio di Dan Carter, e quelli di Colin Slade e Aaron Cruden lo buttano nel sogno della vita. Una finale da ricordare perché all’Eden Park si è visto un rugby di grande sostanza dove i pronostici e le previsioni sono saltati per la grande sostanza francese. Sontuoso Bonnaire in rimessa laterale, monumentale Thierry Dusautoir, l’autore della meta dei galletti che, se non altro, è servita a instillare qualche dubbio agli All Blacks. La Nuova Zelanda passa dopo un quarto d’ora. Il vantaggio arriva con Tony Woodcock, una specie di magia in touche con Kaino che serve al volo il pilone tra i blocchi di salto. L’autostrada è aperta e gli All Blacks passano. La prevalenza è delle difese, con i transalpini che tengono botta sulla linea. Inventa poco la Francia, gioca un match di sostanza. Bonnaire e Dusautoir sono due monumenti nel gioco attorno ai raggruppamenti. Poi la differenza la fa quello che è stato l’eroe dopo il forfait di Dan Carter. I tre errori dalla piazzola di Piri Weepu e il calcio che innesca l’azione che porta Dusautoir verso la meta rimettono in pista la Francia. Basta un tempo per ribaltare il dominio neozelandese nel primo tempo.
La Francia nella ripresa sale in cattedra, mette spalle al muro gli All Blacks. Rovescia il bilancio sul piano del dominio territroriale e del possesso. Il sorpasso non c’è solo perché dopo l’uscita di Cruden, Donald spedisce tra i pali un pallone d’oro. Ma se gli All Blacks si perdono in un bicchiere d’acqua, hanno comunque la forza di stringere i denti. La Francia, dopo aver colpito per riportarsi in scia, non ha la lucidità e gli spazi per concedere il bis. Trinh-Duc (uno dei migliori) ci mette il suo con un paio di errori al piede. Alla fine sono i Blacks a sorridere, dopo aver nascosto orgogliosamente la palla con la mischia negli ultimi interminabili tre minuti. Arriva il fischio dell’arbitro sudafricano Joubert. Non c’è stato spazio per l’italiano Giulio De Santis, l’addetto alla moviola. Tra la Francia e la sua prima vittoria mondiale resta un piccolo amarissimo punto. La coppa viene scortata dal “supremo” Brian Lochore, il coach degli All Blacks che conquistò quella prima coppa. Lungo il tragitto che lo porta al podio, tutto un Paese ripassa come in un film una storia lunga 24 anni.


Nella testa ci sono le sconfitte del ’99 e del 2007 sempre con i galletti, poi quella amara contro l’Australia nel 2003. Tutte cancellate con il colpo di spugna che regala la notte magica di Auckland. Basta un punto per conquistare il mondo. La festa può iniziare. E durerà fino all’alba.

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