Intelligenza artificiale, giusto vigilare

Dopo il recente stop in Italia a ChatGPT da parte del Garante della privacy continua il dibattito sui rischi e sulle opportunità delle intelligenze artificiali

Intelligenza artificiale, giusto vigilare

Le sfide che l’intelligenza artificiale (IA) pone ai cittadini, alle imprese e agli Stati stanno emergendo in modo ancora più chiaro negli ultimi giorni. Le polemiche seguite al provvedimento del Garante della privacy, che ha bloccato temporaneamente ChatGPT, il più noto tra i software di intelligenza artificiale relazionale, in attesa di chiarimenti da parte di OpenAI, la startup statunitense che ne è proprietaria, dimostrano che il tema è sentito e mette in gioco il delicato equilibrio tra innovazione tecnologica e tutela dei diritti fondamentali. L’IA presenta rischi da arginare ma anche opportunità da coltivare, per far crescere l’economia e la società.

I dubbi del Garante su ChatGPT

Il Garante della privacy, nel provvedimento di blocco provvisorio, rileva la mancanza di una informativa agli utenti e a tutti gli interessati i cui dati vengono raccolti da OpenAI, ma soprattutto l’assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali, allo scopo di “addestrare” gli algoritmi sottesi al funzionamento della piattaforma.

Da ultimo, nonostante – secondo i termini pubblicati da OpenAI – il servizio sia rivolto ai maggiori di 13 anni, il Garante evidenzia come l’assenza di qualsivoglia filtro per la verifica dell’età degli utenti esponga i minori a risposte assolutamente inidonee rispetto al loro grado di sviluppo e autoconsapevolezza. Va ricordato, infatti, che i minori non possono essere soggetti a profilazione né destinatari di pubblicità, dunque è indispensabile sapere se l’utente è minore o no.

Si muovono anche altri Garanti

Anche i Garanti della privacy di altri Paesi europei e quello del Canada stanno indagando per valutare se ChatGPT raccoglie illegalmente i dati degli utenti. In Germania, il commissario federale per la protezione dei dati e la libertà di informazione, Ulrich Kelber, parlando della decisione del Garante italiano, ha affermato che “in linea di principio una decisione del genere è possibile anche in Germania”. Anche in Francia, Spagna e Irlanda si starebbe per procedere nella stessa direzione intrapresa dall’Autorità italiana, con un divieto temporaneo per indurre OpenAI a mettersi in regola in materia di trattamento dati e tutela dei minori.

Giusto la moratoria di sei mesi?

La domanda più ricorrente, soprattutto tra i futurologi e i tecnologi, è se sia giusto frenare il progresso con i vincoli normativi e amministrativi, impedendo l’utilizzo di dati che sono necessari per consentire agli algoritmi di migliorare il benessere delle comunità e le attività di cittadini e imprese oppure se sia opportuno lasciare campo libero all’innovazione tecnologica senza preoccuparsi dei dilemmi giuridici ed etici che essa pone.

Elon Musk, il fondatore di Apple, Steve Wozniak, e più di mille ricercatori e manager, in una lettera aperta, hanno suggerito di mettere in pausa per sei mesi gli sviluppi dell’IA, per permettere ai governi di sviluppare protocolli di sicurezza.

Il dibattito è aperto, ma di sicuro per contemperare il progresso tecnologico con la difesa dei diritti fondamentali occorre vigilare e dunque bene fa l’Autorità garante della privacy a richiamare gli operatori della Rete al rispetto delle norme vigenti.

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