Nuove regole per le manifestazioni: tragitti brevi e fuori da piazza Venezia

Sit in davanti ai palazzi del potere per un massimo di 300 persone e cortei minori lontano dal centro storico. Sono solamente due tra le ricette ipotizzate da Comune e prefettura per guarire la capitale, che in qualsiasi mese dell’anno soffre delle ripercussioni provocate dalle manifestazioni che tagliano il cuore della città, paralizzando anche la periferia.
Ieri il sindaco Gianni Alemanno e il prefetto Giuseppe Pecoraro con i vertici di Cgil-Cisl-Uil e Ugl hanno iniziato a buttar giù le nuove regole per chi vuole manifestare a Roma. Fuori dalle nuove norme resteranno solo il concerto del primo maggio e i grandi eventi come gli scioperi generali.
Nell’incontro, che si è svolto in prefettura, è prevalsa l’idea di trovare percorsi alternativi e a basso impatto per il traffico, rispetto al canonico piazza della Repubblica-Santi Apostoli, un tracciato che di fatto attraversa tutto il centro, Piazza Venezia compresa, bloccando il traffico. Per ora sono sei le piazze individuate di cui tre, ovvero Bocca della Verità, piazza Navona e piazza Santi Apostoli, destinate a eventi stanziali. San Giovanni, piazza del Popolo e San Gregorio dovrebbero invece divenire il punto di arrivo di cortei definiti «minori», ovvero con un massimo di ventimila persone. Si sta studiando anche un modo per abbreviare i percorsi, allontanandoli da piazza Venezia: alternative potrebbero essere quelle di far passare i manifestanti tra Piazza Vittorio e San Giovanni o tra piazza San Gregorio con arrivo sempre a San Giovanni.
I sindacati si sono detti disponibili a rivedere il vecchio protocollo a patto che si tratti di un documento rispettato da tutti, non solo da chi lo sottoscrive: un provvedimento cogente emanato da prefetto o dal sindaco.
«Noi abbiamo sempre tenuto fede agli impegni presi - spiega Marco Di Luccio della Cgil - ma c’è una miriade di altri soggetti che non hanno firmato l’accordo del 2004 e quindi non lo hanno mai onorato. Una nuova carta è inutile se poi non c’è un provvedimento che lo renda vincolante per tutti».
Della stessa opinione anche i rappresentanti della Cisl e della Uil, per i quali oggi si è trattato di un primo passo verso un’ipotesi di lavoro: «Siamo disponibili al dialogo ma servono regole chiare e uniformi per tutti». Anche Paolo Varesi dell’Ugl è pronto a collaborare: «Sia prefettura che Comune hanno dato la loro disponibilità a garantire il supporto logistico (bagni chimici e infrastrutture) agli eventi, che fino a ora era a carico degli organizzatori». Soddisfatto, infine, il sindaco Alemanno: «Si tratta di un importante atto di responsabilità da parte delle organizzazioni sindacali».
Forti dubbi di costituzionalità sulle nuove regole, invece, sono stati sollevati dal presidente emerito della Cassazione Antonio Baldassarre. «Se un’altra organizzazione che non ha siglato l’accordo chiede il permesso - sostiene - non gli potrà essere negato, per un problema di pari opportunità». Perplessità, anche sul «numero chiuso» di 300 manifestanti ammessi a protestare davanti ai palazzi del potere. «Se saranno 310 - ipotizza l’ex presidente della Cassazione - che si farà? E chi deciderà chi deve rimanere e chi deve andar via?».


La città, intanto, oggi vivrà ore di passione a causa di tre cortei previsti in centro, che provocheranno deviazioni e limitazioni di 60 linee di bus. Altre verranno spostate, invece, tra le 6.30 e le 15, sia oggi che domani, per via dei lavori sul manto stradale di Ponte Cavour.

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