Nuove scintille tra Georgia e Russia

Tbilisi accusa: «Aerei di Mosca ci hanno bombardato, è un atto d’aggressione». Il Cremlino smentisce: «Non è vero»

Si riaccende la tensione fra Georgia e Russia, con il governo di Tbilisi che denuncia l’ennesimo «atto di aggressione» di Mosca ed il Cremlino pronto a smentire seccamente. Lunedì sera due caccia bombardieri russi avrebbero violato lo spazio aereo georgiano e lanciato un missile. L’ordigno ha lasciato un cratere di circa due metri in un campo di patate e ieri circolavano le foto del recupero dei resti del presunto missile. Secondo il ministro degli Interni, Vano Merabishvili, i due caccia russi sarebbero stati seguiti sui radar, che hanno registrato lo sconfinamento e il lancio dell’ordigno. All’inizio sembrava si trattasse di Sukoi 24 o 25, un modello un po’ obsoleto che però viene schierato anche dall’aviazione georgiana. Poi si è parlato dei Sukoi 34 di ultima generazione, ma la Difesa aerea russa ha smentito categoricamente qualsiasi coinvolgimento. I giornalisti giunti sul posto hanno visto diverse schegge con scritte in cirillico. L’ampiezza del cratere farebbe proprio pensare a un missile.
«Ero seduto nel mio giardino quando ho visto un aeroplano nel cielo. Poi ho notato del fumo che saliva dal terreno e qualche momento dopo sentito l’esplosione» ha raccontato un testimone. Il presidente georgiano, Mikheil Saakashvili, si è recato subito sul luogo dove sarebbe caduto il missile, vicino al villaggio di Tsitelubani, e ha annunciato che chiederà «spiegazioni ufficiali» al Cremlino. «Questo genere di provocazioni ha lo scopo di diffondere il panico e indebolire la stabilità della Georgia per ottenere un cambiamento politico all’interno del nostro paese», ha affermato il capo di Stato filo-occidentale. Il ministro degli Interni è stato molto più netto parlando di «un atto di aggressione».
Dal canto suo, Alexander Drobyshevsky, portavoce della Difesa di Mosca, ha subito chiarito che «la forza aerea russa non ha compiuto alcun volo in quell'area». La «provocazione» è avvenuta in una zona ad alto rischio a una manciata di chilometri dall’Ossezia del sud, una regione separatista dove i georgiani hanno combattuto, perdendola, una sanguinosa guerra civile al crollo dell’Unione Sovietica. Gli osseti del sud sono appoggiati dai russi, ma la Georgia non ha mai mollato la presa. Tbilisi ha convocato l’ambasciatore russo per esprimere una formale protesta, ma i rapporti con Mosca sono tesi da tempo.
L’ultimo episodio del braccio dei ferro fra i due paesi risale alla fine dello scorso anno, quando la Georgia accusò di spionaggio quattro ufficiali dell'esercito russo, che furono in seguito espulsi. Un episodio meno noto, ma per certi versi simile al presunto «bombardamento» denunciato ieri, risale alla scorsa primavera. Dei fantomatici elicotteri avrebbero lanciato, durante una missione notturna, alcuni razzi contro edifici pubblici georgiani che ospitano il governo abkazo in esilio. L’Abkazia è un’altra regione separatista della Georgia, che aspira all’unione con la Federazione russa. I danni sugli edifici c’erano, ma non si è mai capito da dove arrivavano i missili. Il sospetto è che talvolta gli stessi georgiani puntino a innalzare la tensione per poi accusare la Russia. La posta in gioco è la stabilità interna e l’ingresso nella Nato, fortemente voluta dal presidente Saakashvili.

Tbilisi è ad un passo dal Map, il piano di azione per l’adesione, che in pratica garantirebbe un sicuro ingresso nell’Alleanza atlantica. La luce verde potrebbe arrivare già il prossimo anno, ma il Cremlino vede come fumo negli occhi la Georgia nella Nato.

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