Obiettivo Oriana: tutta la carriera di una giornalista

Dopo la tappa milanese arriva nella capitale la mostra Oriana Fallaci. Intervista con la storia (al Vittoriano fino al 30 gennaio). Negli spazi dell’ala Brasini si susseguono manoscritti, bozze, dattiloscritti, lettere, articoli, libri e tante foto inedite che ritraggono l’autrice di Inshallah in giro per il mondo, in famiglia o tra i colleghi di lavoro. In più non mancano veri cimeli: l’elmetto che la Fallaci ha indossato quando assisteva alle battaglie, la sua borraccia, lo zaino sul quale sono scritte le indicazioni di dove far recapitare il corpo se fosse stata uccisa sul campo e anche il suo racconto video dal letto di un ospedale a Città del Messico dove, durante gli scontri tra polizia e studenti, fu ferita e in un primo momento creduta morta e portata in obitorio. Insomma è in mostra una cospicua e importante documentazione ancora sconosciuta al grande pubblico che ripercorre le tappe umane e professionali della scrittrice fiorentina che ha venduto 20 milioni di libri.
L’esposizione si apre con la voce e l’immagine di Oriana in vari momenti della sua vita mentre parla di politica, di guerra, del suo mestiere di giornalista e scrittrice. Seconda tappa del percorso l’esperienza partigiana a Firenze; poi si passa ai primi articoli, ai romanzi di esordio, ai viaggi come inviata e alle prime grandi inchieste. Spazio quindi alla sezione relativa ai reportage realizzati nel ’68 nelle zone «calde» del mondo, dal Sudest asiatico, al Sud America, e poi il Vietnam dove Oriana fu tra le prime inviate di guerra. Immancabile un settore dell’esposizione dedicato ai libri e particolare rilievo è dato a Lettera a un bambino mai nato, primo successo editoriale della Fallaci, tradotto in 22 lingue e del quale in mostra c’è l’originale del manoscritto.

Segue poi una sezione sul legame pubblico e privato con Alekos Panagulis e una dedicata alla questione mediorientale con l’esperienza in Libano e nella guerra del Golfo.
Il nucleo centrale, però, dell’esposizione è rappresentato dalle interviste faccia a faccia con i grandi della storia, da Kissinger a Indira Gandhi, a Khomeini, a Berlinguer e a Pertini.

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