Una morte annunciata e, in un certo, senso usata come pamphlet, se non proprio come opera d'arte. Così si è chiusa l'esistenza di Michela Murgia che lo scorso maggio rivelò, in un'intervista per il Corriere della Sera, di essere affetta da un tumore al quarto stadio, con metastasi «nei polmoni, nelle ossa, e al cervello». Da quel momento, la scrittrice ha raccontato pubblicamente, utilizzando molto anche i social (a partire da Instagram) i suoi ultimi mesi di vita. Un racconto dove il privato tocca continuamente il politico - a partire dalle seconde nozze in articulo mortis per garantire alla sua «famiglia queer» quello che la «legge non garantisce» - che ovviamente contribuisce ora a produrre un profluvio di testimonianze e prese di posizione.
Convinta combattente per le sue idee - non le piaceva però le metafore guerresche sulla malattia: «Il cancro è un complice della mia complessità, non un nemico da distruggere» - ha organizzato il suo incontro con la morte in modo che tutto fosse strutturato come messaggio. A partire dal funerale che si svolgerà oggi a Roma alla Basilica di Santa Maria in Montesanto, la Chiesa degli Artisti, alle 15 e 30. A spiegarne il senso in questo caso è stato Roberto Saviano che a Murgia era molto legato. «Ha immaginato il suo funerale - ha detto lo scrittore - come un atto politico, un incontro di tutti coloro che l'hanno letta, voluta bene, difesa, sostenuta. Una celebrazione della strada percorsa insieme». E ancora: «Questo funerale non ha nulla di privato, per tutti è stato il suo scrivere, per tutti è stato il suo dire, per tutti il suo lottare e per tutti sarà questo saluto».
Ha lasciato anche una serie di testi di cui è praticamente certa la pubblicazione. «Michela ha scritto fino all'ultimo giorno della sua vita. Aveva un libro da consegnare e lo ha consegnato prima di morire. Un libro toccante, sulla famiglia. Doveva essere solo sulla Gpa (gestazione per altri, ndr) ed è diventato un libro più profondo sul senso della genitorialità e parentela. Credo che uscirà a breve per Rizzoli». Lo ha spiegato Alessandro Giammei, curatore dell'opera di Michela Murgia e membro della famiglia queer. «C'è anche un ricco patrimonio di file scritti in molti anni, molti racconti dispersi e pagine inedite», aggiunge Giammei. Dell'insieme del lascito spirituale e materiale di Murgia si occuperà l'avvocatessa bolognese Cathy La Torre che è la curatrice del testamento della scrittrice e che ha assistito nella sua stesura. «Con Michela abbiamo lavorato mesi per una battaglia che è quanto mai urgente: tutelare ogni tipo di famiglia o relazione non tradizionale - ha detto - Quello che posso affermare con certezza è che si sono scosse milioni di coscienze e che noi continueremo a portare avanti, ognuno con le proprie capacità, il suo lascito».
Ovviamente moltissime le reazioni nel mondo politico e culturale alla morte della scrittrice, anche tra chi non ne condivideva le idee. Così Marina Berlusconi presidente del Gruppo Mondadori: «Non è necessario condividere le idee di Michela Murgia per considerarla una donna coraggiosa, appassionata, coerente oltre che un'autrice originale e di grande talento. La sua scomparsa, anche se purtroppo annunciata, mi colpisce profondamente». Cordoglio anche da parte della Presidente del consiglio, Giorgia Meloni: «Combatteva per difendere le sue idee, seppur notoriamente diverse dalle mie, e di questo ho grande rispetto». Sulla stessa linea il Presidente del Senato Ignazio La Russa: «Con determinazione, coraggio e il sorriso ha affrontato le paure e le sofferenze di una malattia terribile». Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha ricordato che Murgia «si è battuta per le sue idee e lo ha fatto attraverso la parola e la scrittura», Matteo Salvini: «Una preghiera». Il presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas si è soffermato sull'«intenso impegno culturale, civile e politico» di Murgia che alla sua terra era legatissima.
Più politica la segretaria del Pd Elly Schlein: «L'intreccio delle lotte contro i sistemi oppressivi. I legami che hai intessuto vivono, anche per capire insieme come essere, dopo di te». E sempre polemico Nichi Vendola: «Sei stata l'annuncio più vitale e allegro e ribelle della rivoluzione queer e l'oppositrice intransigente del fascismo comunque camuffato».
Sul versante letterario poi c'è il ricordo del Premio Campiello vinto dalla Murgia nel 2010 con Accabadora: «Michela era, e resterà, una delle voci più significative della letteratura italiana contemporanea, e molto di più».
Ovviamente tutto questo si è
anche trasformato in battaglia social e inutile violenza verbale. Ma questo è solo il cascame brutto che nulla ha che vedere con Murgia, le sue idee, discutibili come tutte le idee, e il suo coraggio, invece indiscutibile.
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