Olio d'oliva, vitello, lenticchie e formaggio Il gusto dell'eccellenza

Italia leader in Europa: ora sono ben 295 i prodotti con il «bollino», 818 se contiamo anche i vini

Maurizio Bertera

Dire che l'Italia è il Paese delle eccellenze agroalimentari è scontato, ma un'occhiata a qualche numero invita a ringraziare Madre Natura e soprattutto chi se ne occupa, per business ma soprattutto per passione. Con gli ultimi quattro riconoscimenti ottenuti lo scorso anno (l'Olio extravergine IGP Marche, i Vitelloni Piemontese della Coscia IGP, il formaggio piemontese Ossolano DOP e la Lenticchia di Altamura IGP condivisa da Puglia e Basilicata), i prodotti con il «bollino» europeo sono giunti a quota 295, numero con il quale l'Italia mantiene saldamente la leadership continentale.

Se poi aggiungiamo i vini, arriviamo a 818 riconoscimenti, dieci anni prima erano 584 tanto per dare un'idea del progresso. Ricordiamo che la differenza tra la DOP (acronimo di Denominazione di Origine Protetta) e la IGP (Indicazione Geografica Protetta) sta nel processo produttivo: per la DOP, dalla prima all'ultima fase, deve esplicitarsi nella zona stabilita come per esempio avviene per il Prosciutto di Parma e San Daniele, mentre per la IGP basta che una singola fase avvenga nella zona di riferimento come è il caso della Bresaola che viene prodotta in Valtellina anche da carni provenienti da altre zone.

Dell'elenco italico fanno parte anche due STG, ossia Specialità Tradizionale Garantita, che l'UE ha introdotto nel 2006 per riconoscere prodotti che abbiano una «specificità» legata alla tradizione di una zona, ma non per forza realizzati necessariamente solo in tale zona. Come appunto sono la Mozzarella e la Pizza Napoletana. Enorme è la ricchezza che deriva dalle nostre eccellenze, nonostante i danni causati dall'odiato «italian sounding»: i dati Istat sul commercio estero dicono che le esportazioni agroalimentari hanno chiuso il 2017 raggiungendo la cifra di 41,03 miliardi di euro (+7% rispetto all'anno precedente). Ora è tempo di sfondare quota 300 riconoscimenti, magari entro fine 2018.

Quali sono i prodotti che attendono buone notizie da Bruxelles? In primis, l'Amatriciana Tradizionale, a caccia della terza STG, dopo aver stilato un disciplinare preciso per ricetta e ingredienti. Poi ci sono tre DOP: Pecorino del Monte Poro (in Calabria), Cappero delle Isole Eolie (con Salina peraltro che la contesta a priori), Provola dei Nebrodi (formaggio siciliano). E ben sette IGP: a Lucanica di Picerno (un'antica salsiccia del comune in provincia di Potenza), le Mele del Trentino (dove peraltro quella della Val di Non ha già la DOP...

), il Sudtiroler Schuttebrot (il tipico pane secco e croccante dell'Alto Adige), l'Olio di Puglia, la Cioccolata di Modica, il Marrone di Serino (comune in provincia di Avellino) e la Pitina (salume del Pordenonese), la Mozzarella di Gioia del Colle (in Puglia). Facciamo il tifo per tutte quante, naturalmente.

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