Olmert cade nella trappola della polizia

Ehud Olmert era preparato, sicuro di poter provare l’inconsistenza di tutte le ammissioni del finanziere americano Morris Talansky che a maggio confessò di avergli garantito finanziamenti e bustarelle per decine di migliaia di dollari in contanti. Ma il terzo interrogatorio era una trappola. La squadra anticorruzione della polizia israeliana, che da anni gli sta alle costole, l’ha letteralmente spiazzato sottoponendogli una lista di nuove infamanti accuse. E dopo averlo torchiato per due ore ha infierito su di lui facendo trapelare una serie d’indiscrezioni devastanti.
È stato un venerdì terribile al termine del quale il premier israeliano si ritrova ridotto alla stregua un piccolo truffatore abituato a moltiplicare i costi dei viaggi all’estero e ad intascarsi l’eccedenza. Una valanga di fango da cui il primo ministro ben difficilmente uscirà indenne anche se nessuna delle accuse rivoltegli fino a questo momento riguarda l’attuale mandato.
Il marcio, a sentire le anonime, ma ciarliere fonti della polizia, è tutto nel passato. Tutto nascosto in quel periodo tra il 1993 e il 2006 durante il quale Ehud Olmert fu prima sindaco di Gerusalemme per dieci anni e poi, dal 2003, ministro dell’Industria del governo Sharon. A sentir gli inquirenti furono anni di corruzione e malaffare. Anni in cui il futuro premier trasformò la raccolta fondi per i viaggi all’estero in redditizie collette studiate per moltiplicare i costi della trasferta e trasformarli in entrate personali.
La ruberia, fruttata secondo le stime degli inquirenti circa100mila dollari, ruotava tutta intorno alla Rishon Tours, un’agenzia viaggi incaricata di reperire i fondi pubblici o privati con cui coprire i costi dei viaggi all’estero. Il costo del volo di Olmert si trasformava così in un preventivo di spesa sottoposto a una lista di possibili finanziatori inconsapevoli di pagare per la stessa trasferta. Quando i fondi richiesti a enti pubblici o privati arrivavano all’agenzia gli impiegati emettevano il biglietto e trasferivano i finanziamenti eccedenti» sul conto personale dell’attuale primo ministro. «Quell’agenzia era la banca privata della famiglia Olmert», ha spiegato un anonimo inquirente.


Il vero problema in questo mare di fango sono i finanziamenti provenienti da fondi pubblici che rischiano di costare al premier un’incriminazione per truffa ai danni dello stato. Accuse letali anche per un veterano come Ehud Olmert conosciuto da 30 anni come il vero maestro della sopravvivenza politica.

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