Ora Bossi torna alla "Padania libera" E il premier lo bacchetta: "Sbaglia"

Berlusconi: "L’Italia c’è e ci sarà sempre. È un Paese unito" Un messaggio anche all’Udc che apre sulla manovra. Una replica a tono concordata con Alfano. Casini ha offerto sostegno a patto di rifiutare i veti della Lega. Ieri il vertice del Carroccio: la Lega tiene duro sulle pensioni ma la partita è aperta fino a lunedì

Ora Bossi torna alla "Padania libera" 
E il premier lo bacchetta: "Sbaglia"

Roma - Questa volta l’asse d’acciaio Berlusconi-Bossi sembra un po’ meno duro. «Umberto sbaglia», dice Berlusconi quando gli passano le agenzie che riportano il pensiero bossiano. Un segnale da dare al fedele alleato «in chiaro» perché il distinguo del premier parte da una nota ufficiale, direttamente da Arcore.

Un altolà meditato, ponderato, deciso. «Mi spiace, questa volta - si legge nel documento inoltrato da Berlusconi -, di non essere d’accordo con il mio amico Umberto Bossi». Il disaccordo è sulle parole del Senatùr che, sempre più nei panni del capo della Lega di lotta, aveva così commentato le parole del capo dello Stato che auspicava uno sviluppo meno diseguale tra Nord e Sud: «Questo è un cambiamento epocale, non è una questione Nord-Sud, bisogna vedere se l’Italia ci sarà ancora», la sparata bossiana. E ancora: «Il sistema italiano è condannato a morte: il Nord produce, dà soldi a Roma che li distribuisce al Sud. La soluzione è la Padania, perché è l’Italia che non tiene più. Sarà la grande Padania che ci darà un altro futuro». Strizzata d’occhio all’idea secessionista. Frasi al vetriolo alle quali, questa volta, il Cavaliere non intende soprassedere. «Sono profondamente convinto che l’Italia c’è e ci sarà sempre. Celebriamo i 150 anni di unità di un Paese che ha sempre saputo reagire con grande orgoglio alle difficoltà che la storia gli ha posto innanzi. Un Paese che è unito, con un Nord e con un Sud che sono partecipi di una comune storia e di un comune destino». Una sorta di tirata d’orecchie a Umberto che, forse suo malgrado, è costretto da base, correnti interne e militanti a ruggire sempre più forte. Così, dinnanzi all’ennesima sparata del leader del Carroccio, Berlusconi decide di rispondere a tono. Una scelta, questa, ponderata anche con il segretario del Pdl Angelino Alfano, ieri a pranzo a Villa San Martino, a quanto risulta dall’agenzia di stampa Asca. Sul tavolo della riunione, cui hanno partecipato alcuni dirigenti del partito, le modifiche «a saldi invariati» da apportare alla manovra correttiva. Ma soprattutto il rapporto con l’alleato leghista, sempre più in fibrillazione, visto il niet all’ipotesi di innalzare l’età pensionabile.

A decidere di rispondere a tono all’amico Umberto ci sono anche i messaggi che arrivano dall’Udc di Casini, con il quale Alfano continua a tessere la tela del dialogo. E proprio da Casini ieri è arrivato l’ennesima mano tesa, seppur condizionata a un atteggiamento più duro nei confronti del Carroccio. «Berlusconi prenda l’iniziativa, rifiuti i veti della Lega - dice Casini -, e se troverà il coraggio di chiedere all’Italia i sacrifici necessari con misure veramente serie ed eque, allora troverà pure i voti che gli servono in Parlamento». In pratica: ti do io una mano a patto che metti un freno ai diktat di Bossi. Un atteggiamento di apertura da parte dei centristi che sembra essere ben accolto vista la reazione del premier ai pruriti secessionisti dell’amico Umberto. Insomma, sul nodo delle pensioni, il premier potrebbe trovare una sponda proprio nell’Udc e forse dell’intero terzo polo. Non è un mistero, infatti, che Casini sponsorizzi l’innalzamento dell’età pensionabile per uomini e donne, l’abolizione delle Province e l’aggiustamento dell’Iva. A parte quest’ultima misura, che il Carroccio sarebbe disposto ad accettare, pensioni e Province restano fumo negli occhi per i leghisti.

La strada per trovare la quadra sulla manovra resta in salita. Sia per i continui «niet» dei leghisti, sia per i mal di pancia di molti pidiellini, convinti che le misure siano inutili, dannose per l’economia ma soprattutto recessive. Sarà soprattutto Alfano a sciogliere la matassa tutta interna di chi giudica la manovra troppo «lacrime e sangue» e pertanto dannose. Il fronte liberista dovrebbe far sentire la propria voce già oggi, in un possibile incontro tra Crosetto e il segretario Alfano. Le parole d’ordine sono note: interventi strutturali, liberalizzazioni, privatizzazioni.

E le doglianze sono rese esplicite da Giorgio Stracquadanio, uno dei «frondisti»: «Una manovra che continui a mantenere misure depressive comporta il rischio di non convincere i mercati, e di richiedere ulteriori interventi che mettono peraltro in discussione la stabilità politica».

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