«Un’ora al buio, ho scoperto un altro mondo»

Il ministro racconta la sua visita alla mostra, guidata per mano da un non vedente

Letizia Moratti, mano nella mano con un gruppo di compagni d’avventura, ha visitato ieri «Dialogo nel buio», la mostra-percorso al buio dove la guida è un non vedente, che sta raccogliendo uno straordinario successo di visitatori all’Istituto dei ciechi di via Vivaio. Accolta dal commissario dell’ente Rodolfo Masto, il ministro e candidato sindaco di Milano ha cominciato la sua avventura poco dopo le 15. Un’ora al buio, muovendosi tastando il terreno e le cose che ti circondano, per scoprire la realtà come se fossi cieco. «Un’esperienza eccezionale», è stato il primo commento del ministro appena uscita dalla mostra. Qualche minuto per riprendersi, poi accetta di parlare. «Inimmaginabili le sensazioni che provi – dice –. Un’altra realtà che scopri. Lì dentro è un altro mondo: cammini insieme agli altri tenendoti per mano. E dai del tu a tutti. Un’esperienza intima che tutti dovrebbero fare».
Una Letizia Moratti che non ti aspetti, che ha accettato di mettersi in gioco e provare un percorso che molti non riescono ad affrontare. Per paura del buio. «Qui ho capito – continua – quel che si può vedere anche quando non si vede. Qui impari che cos’è una barriera, e che anche se c’è una barriera riesci a comunicare. È la scoperta di un mondo nuovo». Poi pensa ai ragazzi delle sue scuole che qui stanno arrivando a frotte (sono già 12mila gli studenti che hanno prenotato la visita alla mostra). «Credo che anche per loro questa sia un’esperienza fondamentale: questo è un percorso che gli studenti devono fare – raccomanda il ministro –. Gli studenti e gli insegnanti. Perché a proposito di integrazione scolastica, qui capisci davvero che cosa è la diversità e come la devi affrontare».
Prima di lasciare via Vivaio Letizia Moratti ha salutato gli anziani che stavano ascoltando musica al Centro Mozart, quindi ha visitato il laboratorio di informatica dell’Istituto dei ciechi. Qui è tornata ministro.

«Ma chi studia qui, trova lavoro?», ha chiesto. E Masto ha risposto: «Qui formiamo non vedenti che, grazie al computer, oggi riescono a svolgere le professioni più impensate. Se vuole, qui la riforma della scuola è già una realtà».

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